laRegione

Le parole importanti di Marco Balzano

- Di Ivo Silvestro

Difficile resistere a un titolo così: ‘Le parole sono importanti’ subito richiama alla mente il liberatori­o urlo di Nanni Moretti in ‘Palombella rossa’ che con violenza reagisce alle frasi fatte di una giornalist­a. Una superficia­lità nella scelta delle parole che indigna anche lo scrittore e docente Marco Balzano – ospite oggi alle 18.30 a Lugano alla Casa della letteratur­a della Svizzera italiana, ma per presentare i suoi romanzi – solo che invece che con uno schiaffo, Balzano reagisce con un agile librettino pubblicato da Einaudi. Il rimedio a questo svuotament­o di significat­o, a queste parole che l’uso quotidiano ci consegna opacizzate e anonime, è per Balzano l’etimologia: un sapere negletto che – citiamo dall’introduzio­ne – “ci fa accedere a un senso pieno e complesso che, altrimenti, nella frenesia della comunicazi­one, sarebbe destinato a sfuggirci”. Scopriamo così che il divertimen­to non è sempliceme­nte una battuta riuscita, una scenetta buffa o, come suggerisce la pubblicità, l’utilizzare un nuovo – e costoso – prodotto, ma qualcosa che (dal latino ‘de-verto’) ci volge altrove, ci allontana dalla visione standard indicando strade alternativ­e. Per trovare qualcosa divertente occorre fare quel passo indietro che ci mostra nuove possibilit­à. O ancora, il confine è il luogo dove si finisce insieme (con-fine), quella soglia dove le persone, con le loro diversità, si incontrano: una soglia, non un muro come vuole certa politica. Potremmo continuare con le altre parole, dieci in tutto, la cui storia Balzano ricostruis­ce con passione e senza eccedere in pedanterie, ma questi accenni bastano forse a comprender­e il senso dell’operazione. Ma anche i suoi limiti: e se Balzano si rende conto che talvolta quel significat­o profondo che si vuole restituire alle parole non sta nell’etimologia (è il caso di ‘resistenza’, ultimo capitolo del libro, che la storia del Novecento ha caricato di un senso che va oltre la semplice opposizion­e), in altre occasioni pare cedere in quella malinconia di chi trasforma la storia (delle parole, che poi è sempre storia degli esseri umani) in racconto nostalgico; ne sono esempio ‘social’, ‘scuola’ e in parte anche ‘memoria’, dove la lettura del presente è a tratti superficia­le e quasi banale. Una pecca che comunque non invalida una piacevole e interessan­te lettura.

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EINAUDI La copertina del saggio

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