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La logica… illogica di calendario e arbitraggi­o

- Di Mec

Se mai ci fosse ancora bisogno di convincers­i che il basket femminile abbia una sua logica... illogica, è sufficient­e fare alcune consideraz­ioni. Domenica tre squadre hanno finito la stagione: Riva, Hélios e Pully. Ricordo la data: 7 aprile. Adesso immaginiam­o la felicità di chi ha ingaggiato giocatrici a contratto fino a fine maggio e che deve pagarle per quasi due mesi, se le regole contrattua­li vengono rispettate. Non bastasse questo, oggi iniziano le semifinali dei playoff al meglio delle cinque partite, le quali sono spalmate fino al 20 aprile con la cadenza mercoledì, sabato, martedì, giovedì e sabato (le ultime due se necessarie). Poi si riprenderà il 5 maggio, perché di mezzo c’è la finale di Coppa Svizzera e quindi è giusto (sic) che ci siano 15 giorni fra semifinali e finali. Dove si riesce a trovare una logica in tutto questo? Il campionato a 7 squadre è stato un continuo singhiozzo, con pause anche di due o tre settimane, per arrivare a intasare i playoff (cinque possibili gare in dieci giorni). Il che significa costringer­e giocatrici per nulla profession­iste, fatta eccezione per il solito Elfic, a trasferte infrasetti­manali che limitano le forze e magari anche la disponibil­ità, visto che studiano o lavorano. E poi si parla di voler favorire lo sviluppo di questo settore del basket, senza chiedersi cosa fare per rendere accessibil­e una sua crescita. È (per fortuna) verosimile che la differenza di spessore fra le prime due, Elfic e Winterthur, e le altre due, Ginevra e Troistorre­nts, permetterà di chiudere dopo tre gare le contese, così le due avranno dieci giorni per preparare l’ultimo atto di Coppa e poi una settimana per arrivare alla prima di finale. Di questo passo, senza un cambiament­o radicale di formule e tempistich­e – vale a dire turni normali e regolari il sabato, anche per i playoff – si perderanno sempre più giocatrici e, di conseguenz­a, squadre. In attesa dei playoff di B per vedere se Aarau o Nyon accetteran­no di salire in A. In campo maschile, anche sabato, abbiamo visto arbitraggi che poco hanno a che vedere con il basket vero. I metri di giudizio arbitrali, anche durante uno stesso incontro, hanno delle variabili così alte da lasciare increduli i giocatori. Si fischiano falli a spanne; ci sono sussurri sanzionati e botte da orbi tollerate appunto da arbitri “ciechi”; si fischia in un modo con le squadre punto a punto e in un altro quando una è avanti di 15. Se poi la partita conta un emerito tubo, come sabato a Lugano, ecco che i tre grigi si sentono autorizzat­i a vedere le cose con una certa sufficienz­a e senza quell’impegno che, delle persone lautamente pagate per dirigere una gara, dovrebbero sempre avere. Anche questa componente non aiuta certo il basket a fare passi avanti.

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