‘Mia madre fu sterilizzata, e io sono stato internato a Pollegio dove ho preso tante botte’
I suoi genitori dipendevano dall’assistenza pubblica. Sua madre, che a 27 anni aveva messo al mondo 8 figli, fu sterilizzata per ordine delle autorità cantonali.
Nato a Locarno il 24 giugno 1948, nono di dieci figli, Giovanni Mora viene collocato per 7 anni all’istituto Santa Maria di Pollegio, dove (dice) ha subito maltrattamenti da un prete di Bodio, che nel 1961 fu condannato a 3 anni e mezzo per abusi sessuali su 11 ragazzi. Lui i genitori li aveva, ma l’autorità che pensava di poterlo educare meglio, lo mette in un istituto, dove Mora viene dimenticato.
«Ci fosse stata almeno una persona incaricata dalla Delegazione tutoria, Cantone o Comune che si interessasse a me, fui totalmente abbandonato», dice. Messa mattina e sera, studio, lavoro e tanta violenza: «C’era un prete che mi aveva preso di mira. Una sera in cortile, davanti a tutti, mi diede talmente tanti pugni e calci che non riconobbi il mio viso guardandomi allo specchio. Cercavo di schivare i suoi raptus di violenza ma ero una facile preda: ero solo, nessuna autorità si interessava a me, vietavano ai miei genitori di contattarmi». Per le botte, Giovanni Mora subì tre interventi al setto nasale: «Le vie respiratorie si erano quasi chiuse».
Ho capito che non ho colpe
Un capitolo doloroso che l’uomo (sposato e padre di 2 figli a Zurigo) ha deciso di riaprire per trovare risposte. Seppur con un inizio difficile, Mora ha fatto carriera a Zurigo nel campo della formazione dei manager, prima al Credit Suisse, infine al Gruppo Carrefour Europa.
«Ho aspettato 40 anni per ricostruire la mia storia, capire che non ho colpe e parlarne in famiglia. Ho trovato le prove degli errori che l’autorità ha commesso nei miei confronti calpestandomi, abbandonandomi fino ai 15 anni. Questo percorso mi ha aiutato a ritrovare la pace interiore», ci confida Mora che ha incontrato sia il suo ex tutore, sia il priore della Casa don Guanella di Como (i guanelliani dal 1929 al 1983 gestivano l’istituto a Pollegio). «Non giudico, ho scelto la via del perdono. Mi ha fatto bene incontrare chi ha determinato questo doloroso capitolo della mia storia».
Giovanni Mora ha aiutato altre vittime, meno fortunate di lui, a ricostruire il loro passato, a fare un passo per chiedere i dovuti risarcimenti riconosciuti loro dalla Confederazione in quanto vittime.
Della sua famiglia rimangono in tre. «Mia sorella e mio fratello morirono a Mendrisio all’ospedale psichiatrico, ma non fu mai chiaro il motivo».