DA SAPERE
La battaglia politica
C’è voluto tempo per far aprire gli occhi alla politica. Nel 2006, il Consiglio federale rinuncia ad una ricerca approfondita. Nel 2009, il Comitato dei diritti umani all’Onu invita la Svizzera a rimediare al torto inflitto alle vittime, ma nulla accade. Nel 2013, il primo atto parlamentare.
L’iniziativa e Berna si muove
Nel marzo 2014, Guido Fluri lancia l’iniziativa popolare ‘Riparare l’ingiustizia’. In 8 mesi raccoglie 110mila firme. A febbraio 2015, il governo fa una controproposta: riparare a queste ingiustizie con una approfondita rielaborazione scientifica e con un contributo di solidarietà alle vittime di misure coercitive a scopo assistenziale. Le Camere danno luce verde. Viene istituito un fondo per il contributo solidale di 300 milioni, in modo da poter destinare alle vittime un contributo solidale di un massimo di 25’000 franchi.
I risarcimenti
Entro la scadenza del 31 marzo dello scorso anno sono arrivate all’Ufficio federale di giustizia 9mila richieste di indennizzo da parte di vittime di “misure coercitive a scopo assistenziale” fino all’inizio degli anni 80. Molte vittime vivono tuttora in condizioni di difficoltà finanziarie o psicologiche a causa degli abusi e delle umiliazioni subite. Secondo le stime del governo le persone ancora in vita che hanno subito collocamenti coatti dovrebbero essere tra 12’000 e 15’000.