‘Violata la libertà di voto’
Il Tribunale federale annulla lo scrutinio sull’iniziativa del Ppd ‘Per il matrimonio e la famiglia’
Non era mai successo prima d’ora sul piano federale. Informazioni ‘incomplete’ e ‘non trasparenti’: Mon Repos censura l’operato del Governo.
Il Tribunale federale (Tf) ha sempre dato prova di grande circospezione in materia di elezioni e votazioni. Per una questione di certezza del diritto e di rispetto del principio della separazione dei poteri, sin qui l’asticella per invalidare l’esito di una consultazione popolare è stata posta molto in alto. E così finora mai una votazione federale è stata annullata. Tre anni fa però l’asticella è stata superata, ha stabilito ieri l’Alta corte. A maggioranza (4 a favore, uno contrario), i giudici hanno annullato la votazione federale del 28 febbraio 2016 sull’iniziativa del Ppd riguardante l’imposizione fiscale delle coppie sposate. Il Tf, accogliendo ricorsi inoltrati nei cantoni dal partito promotore, ha giudicato che la consultazione è stata falsata dalle informazioni errate fornite dal Consiglio federale. L’errore contenuto nell’opuscolo esplicativo è grossolano, sostiene la maggioranza dei giudici. Visto il risultato risicato (50,8% di ‘no’), i sette ricorsi vanno accolti e lo scrutinio invalidato. I giudici rilevano pure come nulla si opponga a una votazione bis, visto che nel frattempo non è stata adottata alcuna legge in materia. La prima Corte di diritto pubblico ha ritenuto che il Governo abbia violato il suo obbligo d’informazione e trasparenza annunciando, nel giustificare la sua opposizione alla proposta di modifica costituzionale, che solo “80mila coppie di coniugi con doppio reddito e numerose coppie di coniugi pensionati pagano un’imposta federale diretta più elevata delle coppie non sposate che si ritrovano nella stessa situazione economica”. La stima poi si è rivelata essere del tutto errata. Nel giugno 2018, l’Amministrazione federale delle contribuzioni ha reso noto che il numero di coppie sposate con doppio reddito penalizzate fiscalmente erano in realtà più di cinque volte tanto (454mila). Tale cifra includeva infatti le coppie che lavorano con figli, erroneamente escluse dal primo conteggio. I giudici hanno rilevato che il Governo era consapevole dell’estrema imprecisione dei dati, calcolati sulla base di informazioni risalenti al 2001. Il Consiglio federale avrebbe dovuto aggiornare le sue statistiche; o, come minimo, riconoscere che si trattava di dati molto imprecisi, ha affermato la Corte. Oltre a non aver rispettato il dovere d’informazione e trasparenza imposto dalla Costituzione, l’esecutivo si è così “reso colpevole” di infrazione della legge sui diritti politici. In definitiva, sottolinea Mon Repos, è la libertà di voto dei cittadini a essere stata violata. Per il giudice di minoranza, invece, per quanto grave sia l’irregolarità, questa non ha influenzato significativamente il risultato del voto.