‘Se le condizioni cambiassero, il progetto non sarebbe più realizzabile’
Iniziativa Giù le mani. Un passaggio di testo di legge posto in votazione dice che il Consiglio di Stato “conduce trattative con le Ffs volte alla creazione di un’azienda, avente personalità propria di diritto pubblico, con i seguenti scopi: rilevare le attuali attività delle Officine Ffs di Bellinzona; sviluppare nuove attività, nuovi servizi, attività di ricerca e innovazione nel campo della gestione e della manutenzione dei vettori di trasporto. La partecipazione alla costituzione della azienda potrà essere estesa alla Confederazione, ai Comuni ticinesi e al Cantone dei Grigioni”. Secondo i 207 firmatari l’iniziativa minerebbe la realizzazione del nuovo stabilimento previsto a Castione. Perché minerebbe? Perché il nuovo stabilimento non prevede quanto il comitato Giù le mani desidera nell’iniziativa. Il progetto del nuovo stabilimento si basa su determinate condizioni e la strategia è diversa.
Ma i 120 milioni stanziati da Cantone e Città non sono messi in discussione dall’iniziativa. L’officina di Castione dovrebbe infatti essere realizzata a prescindere, non crede?
Se queste condizioni e la strategia venissero modificate drasticamente, ad esempio introducendo nuove attività non redditizie come prevede l’iniziativa, il progetto sviluppato con Cantone e Città non sarebbe più realizzabile.
Se i ticinesi votassero l’iniziativa, Ente pubblico e Ffs saranno chiamati a concretizzare quanto essa prevede. Per il Cantone si tratterebbe di un dovere. E per le Ffs? Potrebbero rifiutarsi di aderire all’operazione? Secondo l’articolo 2 del disegno di legge che andrà in votazione è il Consiglio di Stato a essere chiamato a portare avanti il processo, non le Ffs.
Vero, ma nel medesimo articolo 2 si fa riferimento a “trattative con le Ffs”. Riformulo la domanda: le Ffs potrebbero rifiutarsi di partecipare alle trattative?
Non rifiutano nulla a prescindere; il caso specifico andrebbe valutato e ponderato nel momento in cui si dovesse presentare questa situazione.
Il comitato Giù le mani sostiene che la raccolta firme interna sia stata avviata su “pressione del vertice aziendale”. Si sente coinvolta da questa affermazione? Cosa risponde a Gianni Frizzo e colleghi?
Mi sento coinvolta nel senso che il Comitato giù le mani decide ciò che gli piace o meno. Ribadisco che le colleghe e i colleghi che hanno firmato la lettera, l’hanno fatto volontariamente dopo averla letta. Non devo rispondere nulla al Comitato: la nostra posizione l’abbiamo già ribadita. Sono i collaboratori stessi a sentirsi offesi da questa affermazione e hanno voluto esprimerlo in una recente risposta alla commissione apparsa sui media. Ricordo che dei 207 collaboratori che hanno firmato la lettera, molti di questi hanno partecipato allo sciopero del 2008. Ora non si riconoscono più negli obiettivi del Comitato giù le mani. Credo sia una posizione legittima che tutti dovrebbero rispettare.