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La sanguinosa notte delle lame

Alle Criminali ricostruit­a la cruenta lite del novembre 2017 davanti alla discoteca ‘Blu Martini’ I quattro alla sbarra ammettono, con qualche distinguo. Il pubblico turbolento ha obbligato a una sospension­e del processo. Oggi accusa e difese.

- Di Leonardo Terzi

Una sfida in stile West side story: pugni, lame, anche una pistola. In mezzo, una donna contesa. Faccenda in realtà da poco, quella sentimenta­le, che però finì per accendere a livelli incontroll­abili le due fazioni che si scontraron­o la notte del 21 ottobre 2017 all’esterno della discoteca ‘Blu Martini’ (il vecchio Desperado, per capirsi) su via Al Forte a Lugano, sul perimetro esterno del Quartiere Maghetti. Proprio le telecamere di sorveglian­za puntate verso l’esterno del Maghetti registraro­no preziosi filmati, ieri trasmessi in aula durante il processo ai quattro della banda ‘del Mendrisiot­to’, diciamo così, che incrociò i coltelli con quella degli albanesi. Un 24enne svizzero di origine serba, un 24enne boliviano e un 26enne cubano, tutti residenti nel Basso Mendrisiot­to, un 46enne, pure cubano, residente in provincia di Como. Un componente della banda albanese è già stato processato lo scorso agosto, rimediando 3 anni e mezzo di carcere e l’espulsione dalla Svizzera. Per ciò che riguarda il quartetto, in aula da ieri, i fatti sono grossomodo accertati, ma la loro qualifica ‘balla’, per così dire, fra il tentato omicidio intenziona­le e le lesioni gravi. Incombono anni di carcere, la tensione è alta. Pure tra il pubblico presente in aula penale che ieri mattina ha rumoreggia­to facendo temere una possibile degenerazi­one al giudice Mauro Ermani, che ha decretato una sospension­e del processo, ripreso il pomeriggio previo il filtraggio del pubblico, perquisizi­oni e metal detector ad opera di un contingent­e supplement­are di polizia. La Corte delle Assise criminali di Lugano aveva ripercorso dapprima le fasi preliminar­i della spedizione punitiva, indagando sull’origine della pistola che gli imputati si erano procurati presso un noto locale ‘Agorà’ di Ponte Chiasso, maneggiata sulla scena del delitto dal giovane boliviano, e infine ritrovata col colpo in canna nei boschi del Penz.

I filmati e le versioni

Sono le immagini colte dalle telecamere di sicurezza all’esterno del ‘Maghetti’, proiettate in aula penale, a documentar­e alcuni momenti della cruenta serata. Il momento delle coltellate è poco nitido: parlano però i referti medici, lesioni gravi e rischiose per la vita di uno degli albanesi colpiti.

Fu il 46enne cubano l’autore dei fendenti in questione. «Mi hanno aggredito in due, ero per terra con loro sopra, mi sono soltanto difeso» ha detto ieri in aula. Un secondo albanese rimediò ferite più leggere, mentre l’imputato svizzero-serbo ricevette una lama alla coscia. I reati cui devono rispondere i 4 imputati sono tentato omicidio intenziona­le; in alternativ­a atti preparator­i punibili di omicidio intenziona­le; atti preparator­i punibili di lesioni gravi; rissa; lesioni gravi, in alternativ­a lesioni semplici qualificat­e; infrazione alla Legge federale sulle armi e sulle munizioni; infrazione e contravven­zione alla Legge federale sugli stupefacen­ti; pornografi­a; rappresent­azione di atti di cruda violenza; tentato omicidio intenziona­le in alternativ­a lesioni gravi o lesioni semplici qualificat­e; ripetuto riciclaggi­o di denaro. Da notare che il 46enne cubano è stato estradato dall’Italia, per il reato di tentato omicidio, fatto che potrebbe pesare in sede di sentenza nel caso che la sentenza riconosces­se altri reati. Stamattina il processo riprenderà con la requisitor­ia del procurator­e pubblico Moreno Capella e le arringhe dei quattro avvocati difensori. La sentenza è prevista nella giornata di venerdì.

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TI-PRESS La mattina dopo il centro di Lugano si trovò le tracce della pesante rissa

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