Interinali in… bilico
Precariato al bando? Chiasso lo mette ai voti. E le agenzie reagiscono: ‘Limitazione illegale’
Lobbisti all’opera. L’associazione mantello Swissstaffing scrive a municipali e commissari luganesi. Ma non solo.
I lobbisti oggi tengono d’occhio anche la politica comunale. La possibilità che a Chiasso (come in altri centri del cantone) si decida di mettere al bando il precariato negli appalti pubblici ha fatto rizzare le antenne a chi orbita nel mondo del lavoro temporaneo. Basta una clausola, da inserire nei bandi di concorso, e sulle ditte calerà il divieto di far capo al personale delle agenzie interinali; “salvo in casi eccezionali e giustificati”. Se lunedì sera il Consiglio comunale cittadino darà via libera, non si farà altro che dare forza a una svolta che ha già ricevuto il sigillo della Commissione della legislazione e, soprattutto, del Municipio. La prospettiva ha fatto reagire, non a caso, Swissstaffing, associazione mantello di categoria, pronta a dare battaglia. Lo ha fatto capire a chiare lettere a municipali e commissari delle Petizioni della Città di Lugano dove – al seguito della mozione interpartitica (che unisce Ppd, Us, Plr e Lega) presentata a Chiasso – si è sollevato il problema. La richiesta è ‘cortese’, ma le intenzioni del Gruppo di interesse lo sono meno. E qualche pressione, fa capire Giorgio Fonio, primo firmatario a Chiasso, è arrivata anche nella città di confine. Nero su bianco, Swissstaffing comincia col bollare la misura come “anticostituzionale” e finisce con l’annunciare ricorso. Il che, si annota, potrebbe costare tempo e denaro alla collettività. La missiva snocciola le ragioni di categoria in quattordici punti, ma di fatto sintetizza il pensiero delle agenzie di prestito di personale in una frase: “Il lavoro temporaneo non può essere considerato sinonimo di precariato”. Anzi, il settore è “strettamente regolamentato e controllato”. Il guanto di sfida, quindi, è lanciato. Fonio, come risponde a questa obiezione? «Che non è così. Il lavoro interinale – ribatte il consigliere comunale del Ppd – è precariato espresso ai massimi livelli. Di fatto queste persone non sanno quando e quanto lavoreranno. Nessuna mistificazione: è l’espressione della realtà». Ed è qui che da politici chiamate in causa l’autorità comunale. «Sì, i lavoratori interinali – riconosce Fonio – sono sottoposti a un contratto collettivo di lavoro che regola, almeno in parte, le condizioni di lavoro». Aspetto, peraltro, che l’associazione mantello rivendica con forza. «Quello che l’ente pubblico chiede (con questa nostra iniziativa) è però che sui cantieri si impieghino dei precari. Chi lavora in queste condizioni è sottoposto a uno stress maggiore: sfido chiunque ad andare al lavoro ogni giorno senza sapere cosa farà la settimana successiva». I fautori della mozione introducono poi un altro aspetto: il ruolo degli Uffici regionali di collocamento. «In effetti – ribadisce Fonio –, le ditte vincitrici di un appalto prima di far riferimento alle agenzie, hanno gli Urc a cui far capo. Il direttore del dipartimento Finanze ed economia Christian Vitta ha insistito molto: è il momento di dare a questi uffici, messi in difficoltà dal mercato del lavoro, gli strumenti adeguati». A proposito di mercato e lavoro Swissstaffing contesta l’inefficacia del lavoro temporaneo, definito “un ponte per il lavoro fisso”. Si sottolinea come in Svizzera la metà dei ‘temporanei’ dopo un anno trovino un posto fisso, se lo ‘vogliono’. «Può capitare, e lo rimarco. La nostra percezione non è questa. E insisto: questo ‘ponte’ negli enti pubblici lo possiamo creare con gli Uffici regionali di collocamento». In altre parole, non c’è partita. «Non stiamo demonizzando queste agenzie; stiamo dicendo che il ‘troppo stroppia’ – chiarisce Fonio –. E i dati ci dicono che il lavoro interinale è esploso in modo spropositato, andando a creare una distorsione nel mondo del lavoro e a stravolgere, forse, i principi iniziali di questo tipo di mediatori». Ultima critica di categoria: messo il veto, esistono delle scappatoie (periodi di prova più lunghi, disdette più corte). Che dire? «Se un motivo per far capo agli interinali è la constatazione che il mondo del lavoro è malato: mi spiace, questa non è la ricetta; e non cambio idea. Se vi sono (e vi sono) delle distorsioni, allora saniamole». Il punto d’attrito è sul modo. «Non dimentichiamo – rilancia Fonio – che siamo in Ticino. Metto lì un dato: in media abbiamo un’agenzia per ogni Comune. Pensiamoci».