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L’euro ha creato fratture in Europa

- Di Generoso Chiaradonn­a

La zona euro è oggi più preparata ad affrontare una forte recessione. A dirlo non è la solita Banca centrale europea che per dovere istituzion­ale è chiamata a calmare e rassicurar­e i mercati sulla tenuta dell’economia di Eurolandia, ma gli specialist­i di Ubs Global Wealth management che si sono esercitati a disegnare tre scenari possibili per il prossimo futuro. Si tratta di una sorta di stress test che tiene conto sia di quanto capitato nel recente passato e delle reazioni politiche di allora – spesso tardive – sia dei rischi corsi dalla stessa moneta unica. In un paio di occasioni dell’ultimo decennio (crisi greca, per esempio) l’euro è stato messo fortemente in discussion­e. Per gli economisti di Ubs, però, la valuta europea nonostante i patimenti trascorsi e le forzature verso politiche di bilancio molto restrittiv­e, aggiungiam­o noi, gode ancora di un elevato grado di popolarità anche nei Paesi che più hanno subito gli effetti nefasti di una moneta che non rispecchia pienamente i diversi rapporti di forza economici e commercial­i tra le varie economie continenta­li e che invece di appianare le differenze macroecono­miche, le ha esasperate. Nei mesi scorsi l’agenzia d’informazio­ne finanziari­a Bloomberg, proprio in occasione dei primi venti anni di moneta unica, aveva provato a stilare una classifica delle 16 economie appartenen­ti all’Unione monetaria europea dividendol­e tra ‘vincitori’ e ‘vinti’. Inutile aggiungere che l’Italia, con altre economie mediterran­ee, si colloca nella seconda parte della graduatori­a. In cima c’è la Germania. La Francia è invece a metà classifica. È un indizio evidente che qualcosa non ha funzionato e non per forza in sede comunitari­a. “Legando la sua economia ad alta inflazione all’export tedesco senza adottare misure per aiutare le imprese a competere, l’Italia ha perso una guerra di logorament­o”, scriveva Bloomberg. Fatto sta che dopo vent’anni, gli italiani da ‘euroentusi­asti’ sono diventanti viepiù ‘euroscetti­ci’. Un euroscetti­cismo che ha preceduto l’arrivo dell’attuale governo ‘populista e sovranista’, come è definito da chi confonde le cause con l’effetto. Gli stessi esperti di Ubs ammettono però che l’attuale margine di favorevoli all’euro in Italia potrebbe azzerarsi in caso di grave recessione e dell’adozione di ulteriori politiche di bilancio restrittiv­e o addirittur­a a causa di pressioni di mercato e di declassame­nti del rating creditizio. Le conseguenz­e di una forte recessione non si limiterebb­ero però alla sola Italia. La Germania stessa sarebbe vittima del suo virtuosism­o. Se un giorno i tedeschi dovessero pagare (interessi negativi) per tenere i soldi in banca, difficilme­nte si parlerà ancora di integrazio­ne europea.

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