I militari sudanesi depongono al-Bashir
Khartoum – Omar al-Bashir è stato rovesciato, ma il Sudan non ha molto da festeggiare: i militari che hanno deposto l’uomo al comando del Paese da trent’anni non intendono mutarne la natura autoritaria. E per i manifestanti che da mesi sfidavano lo stato d’emergenza reclamando la deposizione di alBashir da parte dell’esercito, il risveglio non poteva essere più traumatico. La svolta in Sudan è stata generata dalla protesta iniziata a dicembre contro la crisi economica e sfociata in un movimento che chiedeva la rimozione di al-Bashir (inseguito, tra l’altro, anche dall’accusa di genocidio e crimini di guerra per il conflitto nel Darfur). Al-Bashir, uno dei più longevi autocrati africani, aveva consolidato attorno a sé un regime ferreo, alla cui solidificazione aveva concorso l’alleanza stretta con Hassan al-Tourabi, ideologo dell’islam radicale e fondatore del Fronte nazionale islamico. Prima che il loro rapporto si interrompesse, nel Sudan del nord fu imposta la sharia, e il paese divenne un santuario di formazioni jihadiste di cui il mondo si occupò negli anni successivi. A partire da al Qaida, al cui fondatore Osama bin Laden fu dato rifugio quando questi si trovò in rotta con la famiglia e i protettori sauditi. Mercoledì notte, i militari hanno rotto gli indugi. Il generale, il ministro della Difesa e vicepresidente Awad Mohamed Ahmed Ibn Auf ha annunciato la deposizione di al-Bashir e il suo arresto in un imprecisato “luogo sicuro”. Ibn Auf, a sua volta accusato di crimini di guerra nel Darfur, ha dichiarato un “periodo di transizione” di due anni, nel corso dei quali la costituzione resterà sospesa e il potere sarà gestito da un Consiglio militare composto da forze armate, servizi segreti e apparati di sicurezza con la prospettiva di “libere elezioni” non prima del 2021. Lo stato di emergenza è stato prorogato per altri tre mesi, insieme a un mese di coprifuoco notturno e alla chiusura delle frontiere (incluso lo spazio aereo) fino a nuovo ordine. Unica concessione alla piazza, l’annuncio dell’agenzia ufficiale Suna di una imminente scarcerazione di tutti i detenuti politici. Lapidario il commento affidato a Le Monde da Roland Marchal, ricercatore al Cnrs e specialista di storia e politica del Sudan: “Il consiglio militare – ha detto – si prepara a proseguire il regime di al-Bashir senza al-Bashir: lo hanno scaricato per salvare sé stessi”.