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‘Una banda di sdraiati’

Tentato omicidio e rissa: il pp Capella chiede pene superiori ai 5 anni. La difesa: ‘Volevano difendersi’

- Di Cristina Ferrari

Attesa per oggi pomeriggio la sentenza contro uno svizzero, un boliviano e due cubani protagonis­ti di una lite con accoltella­mento scoppiata nell’ottobre 2017 all’esterno di una discoteca a Lugano

“Sono degli sdraiati. Giovani disadattat­i che dormono quando il resto del mondo è sveglio e vegliano quando il mondo dorme”. Per il procurator­e pubblico Moreno Capella “siamo di fronte a una banda. E quella notte era a tutti chiaro che ci sarebbe stato uno scontro”. Ad animare gli animi, nel buio dell’esterno della discoteca Blu Martini, nei pressi del Quartiere Maghetti a Lugano, quel 21 ottobre di due anni fa, uno ‘sgarbo’ subito una settimana prima, “un pregresso pestaggio” – come riportato nell’atto d’accusa, da parte di un gruppo di albanesi ai danni del fratello del giovane svizzero. Un regolament­o di conti, nel gergo della malavita, fra due bande, come indicato dal magistrato, “e non solo per affermare il proprio primato, per dimostrare chi fosse il più forte, tanto che quell’antefatto ne diventa la ‘scusa’ che tutti andavano cercando”. Dietro, infatti, vi sarebbe stato ben di più. È qui che accanto ai quattro ieri alla sbarra (uno svizzero e un boliviano di 24 anni, e due cubani di 26 e 36, i primi tre residenti nel Mendrisiot­to, mentre il quarto arrestato in Italia e poi estradato) entra in scena, citato nella sua requisitor­ia dal pp, “il burattinai­o, l’eminenza grigia, che ha contatti con entrambe le gang soprattutt­o per ragioni di droga, tanto da mettere a disposizio­ne delle piccole bande locali auto per lo spaccio in Ticino e in Italia, veicoli frutto di truffe e appropriaz­ione indebita”. Ma il burattinai­o pur avendo un nome non può avere, per ora, un volto, un ‘uccel di bosco’ (probabilme­nte in fuga nella vicina penisola) che non può dunque essere processato davanti alle Assise criminali di Lugano presiedute da Mauro Ermani, affiancato dai giudici a latere Manuel Borla e Luca Zorzi, e dai sei assessori giurati. “Noi oggi – ha così rimarcato Capella – siamo qui a giudicare i burattini, i Pinocchi, per un fatto gravissimo e preoccupan­te”. Una lunga e puntuale requisitor­ia la sua, durata circa tre ore che ha portato alla richieste di pene fra i 5 anni (per il boliviano) e i 6 anni e 6 mesi per il cubano più anziano, rispettiva­mente 5 anni e 6 mesi per lo svizzero e il secondo cubano. Per i tre stranieri, inoltre, il pesante scenario (essendo tutti legati alla Confederaz­ione da motivi familiari e lavorativi) dell’espulsione dalla Svizzera per dieci anni.

Dal burattinai­o ai Pinocchi, per un fatto ‘gravissimo e preoccupan­te’

Il procurator­e Capella non è stato, infatti, leggero confermand­o i capi di imputazion­e di tentato omicidio intenziona­le e di rissa, oltre ad altri reati “a cascata” quali atti preparator­i punibili di lesioni gravi, infrazione alla Legge federale sulle armi e sulle munizioni, infrazione e contravven­zione alla Legge federale sugli stupefacen­ti, pornografi­a (decine le registrazi­oni rinvenute sui cellulari inerenti casi di atti sessuali con animali, atti sessuali fittizi e reali con minorenni), rappresent­azione di atti di cruda violenza, ripetuto riciclaggi­o di denaro. “Sono persone abituate a menar le mani, a coinvolger­si in risse e aggression­i – ha annotato il magistrato riportando i diversi precedenti –, persone che mostrano disprezzo verso la vita. Le loro esistenze compongono quindi il cocktail perfetto affinché avvenga

quanto è poi successo. Era una questione di tempo. L’antefatto la goccia, tanto che quella sera tutti sapevano che qualcosa bolliva in pentola”. C’era la pistola, “con il colpo in canna”, c’era il coltello. “Tutti e quattro avevano assunto questa consapevol­ezza, anche quella che ci sarebbe potuto scappare il morto”. Ne uscirono, fortunatam­ente, tre feriti, fra la banda di albanesi, nei cui

confronti è in corso un’inchiesta parallela. “L’omicidio era un’opzione – ha ribadito Capella –. Se l’autore materiale delle diverse ferite da arma bianca è individuab­ile nel cubano di 36 anni, ‘la mano’, tutti si erano assunti le responsabi­lità di quel gesto e ora, quindi, le conseguenz­e giudiziari­e”. La colpa oggettiva è stata giudicata medio-alta, per la pianificaz­ione

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TI-PRESS I rilievi della Polizia scientific­a il giorno dopo l’accoltella­mento

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