Violenza in aumento
Una rissa fra due gang. Nel cuore di una cittadina relativamente tranquilla come Lugano. Da una parte i sudamericani, sostenuti da un giovane svizzero di origini serbe, e dall’altra gli albanesi. Un fatto – quello affrontato nel processo – “che, oltre ai quaranta secondi del filmato catturato dalle telecamere di sorveglianza, nasconde fatti, dettagli e motivi che non possono non essere chiariti” ha sostenuto il procuratore pubblico Moreno Capella. Oggetto del contendere non solo, infatti, la supremazia fra gang, l’affermarsi più potenti, ma la possibilità di primeggiare anche nel mondo del traffico della droga. “Fenomeni – è stata qui la lettura, preoccupante, che ha dato in aula il magistrato – che sfociano spesso e volentieri in aggressioni e risse, violenze di gruppo che non solo sono in aumento ma che registrano un aggravio qualitativo, sempre più violento, in quanto i partecipanti non si fermano al primo pugno o al calcio ma infieriscono, introducono armi e oggetti pericolosi. Un grado di violenza che accresce quando entra in scena il branco”. Corollario, in molti casi, i locali notturni, che diventano “ring”. Un’immagine più “edulcorata” – nel chiedere il proscioglimento per le accuse più gravi o un contenimento della pena – l’hanno data, invece, gli avvocati della difesa: Hugo Haab, Egidio Mombelli, Daniele Molteni e Andrea Cantaluppi. I loro assistiti sarebbero loro stessi vittime dell’arroganza degli albanesi, di cui avevano paura e dai quali si volevano solo difendere. La pistola? “Un supporto psicologico con la quale intendevano solo intimidire i rivali. Non era loro intenzione quella di uccidere”. C.F.