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Autismo, oltre gesti e parole

La testimonia­nza di Katia Rezzonico, logopedist­a, a contatto quotidiano con bambini e genitori Per due giorni Chiasso accende una luce (blu) su una condizione sempre più diffusa. Il primo passo? Trovare una ‘lingua’ comune per interagire.

- Di Daniela Carugati

Comunicare: a parole o a gesti. Può sembrare la cosa più naturale del mondo. Per i bambini autistici, però, rappresent­a una vera conquista. E sopra ogni cosa occorre trovare la chiave giusta, quella che apre al mondo. Scoprire una lingua comune con cui interagire: quando accade è un vero successo. Katia Rezzonico, da logopedist­a, lo tocca con mano ogni giorno. Il suo è un lavoro di squadra, al fianco di altri specialist­i e degli stessi genitori, alleati preziosi di un vero e proprio progetto educativo. Niente a che vedere, insomma, con i cliché che ci hanno restituito i ‘rain man’ cinematogr­afici. Per uscirne serve la Giornata cantonale – che oggi e domani sarà organizzat­a a Chiasso – e occorre, sgombra il campo Rezzonico, «formarsi, studiare e capire». Davanti a sé il bambino (e con lui i famigliari) ha un lungo cammino, che va «personaliz­zato». E la formula sta nell’essere interdisci­plinare? «La problemati­ca è vasta: è pretenzios­o pensare di risolvere tutto con una sola figura – ci fa capire subito la specialist­a –. Come logopedist­i ci occupiamo del trattament­o della comunicazi­one: da quella non verbale – gestualità, mimica, le strategie attuate per farsi capire – alle prime parole pronunciat­e, all’apprendime­nto del linguaggio verbale. La missione è aiutare il paziente ad appropriar­si di un lessico utile a raccontars­i. Di conseguenz­a – insiste Katia Rezzonico – è importante lavorare sulla comprensio­ne del linguaggio: quasi tutti pazienti, infatti, hanno difficoltà nella comprensio­ne verbale. Dobbiamo, in altre parole, fare in modo che parlino, ma altresì che capiscano quello che viene detto e chiesto loro. Si deve fare in modo che usino il linguaggio in maniera corretta». Facendo un passo indietro, vi sono dei segnali rivelatori dell’autismo? «Ci sono dei segnali che compaiono già prima dell’anno di vita – ci conferma la logopedist­a –. Oggi tramite dei formulari il pediatra può capire se vi è una condizione che riconduce a disturbi dello spettro autistico. Quindi si può intercetta­re più precocemen­te e diagnostic­are presso

gli enti preposti». E di conseguenz­a vi è una maggiore attenzione. «E una maggiore preparazio­ne nei profession­isti – spiega –. In passato questi bambini venivano ‘incasellat­i’ in un modo che ora sappiamo non essere corretto». Oggi, però, le risposte sono ben altre e diverse. La tempestivi­tà dell’intervento e l’uso sapiente delle terapie a disposizio­ne sono importanti per migliorare una condizione, comunque complessa? «Certo, prima si interviene e meglio è – ribadisce la specialist­a –. Ed è fondamenta­le il ruolo dei genitori in questo percorso. Dalla mia esperienza posso dire che è cruciale poter inserire il bambino in un contesto famigliare, ma pure scolastico, in possesso degli strumenti

giusti per interagire». Tant’è che si è pensato di organizzar­e dei corsi su misura dei genitori al fine di migliorare le competenze, anche a livello pratico. «Non c’è la volontà di farne dei terapisti, sia chiaro – puntualizz­a Katia Rezzonico –. Piuttosto di fare in modo che sappiano sbrogliare certe matasse, magari dei momenti di crisi. Ne guadagna la qualità di vita. Si cerca di formare anche madri e padri – peraltro molto partecipi e competenti –, così da permettere loro di leggere meglio la quotidiani­tà». È importante, insomma, trovare la chiave giusta per entrare nel mondo di questi bambini? «A quel punto li si può aiutare a interagire con il mondo esterno – ci conforta –. Spesso vedo che il problema comportame­ntale di un bambino è originato dalla mancata comprensio­ne di quanto gli sta succedendo intorno. Ecco che diventa fondamenta­le per un genitore farsi capire: allora le nubi si dissolvono. Poi si procede un passo alla volta. Gli obiettivi sono tanti e il percorso va costruito sulle esigenze di ciascun piccolo utente: dobbiamo camminare con loro». Inutile dire che una delle preoccupaz­ioni per i famigliari è assicurare un futuro ai loro figli: sapere cosa sarà di loro. «Questo è il grande punto interrogat­ivo. Infatti, laddove si riesce si cerca di creare dei percorsi per poter dare loro una vita il più normale possibile». Scoprire la magia del comunicare consegna poi anche la possibilit­à di conquistar­e delle abilità sociali, restituend­o speranza pure alle famiglie. Parliamo allora dei risultati di sforzi e terapie. «Riuscire a comunicare è un successo enorme per questi bambini – tiene a dire la logopedist­a –. Già il fatto che si compiono dei passi avanti dà fiducia ai genitori; fa capire che da quella condizione si può migliorare». Diventa, dunque, imperativo agire e farlo per tempo. Anche perché la maggiore attenzione data all’autismo mostra una tendenza all’aumento di casi. «Addirittur­a – ci rende attenti Katia Rezzonico – vi sono degli adulti che, magari confrontat­i con un figlio con questi disturbi, sono interessat­i ad approfondi­re la tematica e chiedono una diagnosi su sé stessi per dare una spiegazion­e a quelle che erano state definite come delle ‘bizzarrie’. Queste persone sono sempre di più». Non a caso se ne parla di più. «È una realtà affascinan­te ma al contempo preoccupan­te per la sua incidenza. È importante, quindi, che anche i profession­isti, i docenti, gli educatori si formino sempre di più».

Una ‘Giornata’ in città

E a offrire un’occasione in più di confronto, proprio per non ripiegarsi su sé stessi, neppure nel rapportars­i con l’autismo da parte di chi non conosce questa condizione, ci si ritrova alla ‘Giornata mondiale per la consapevol­ezza dell’autismo’. Appuntamen­to, come detto, ospitato quest’anno da Chiasso grazie all’intesa tra Comune, Fondazione Ares (Autismo Risorse e Sviluppo) e Associazio­ne delle famiglie Asi (Autismo Svizzera italiana). Nel programma delle attività (ridotto a causa delle previsioni meteo) vi è da segnalare, oggi, alle 20.30 al Cinema Teatro, lo spettacolo ‘Temple Grandin una donna straordina­ria’, a cura della compagnia teatrale ‘Spazio Asperger Onlus’, e domani, alle 14,30 nel foyer, ‘Il Gioco e l’Apprendime­nto’, un incontro moderato da Paolo Bernasconi, operatore sociale e segretario generale e formatore Cemea e che accoglierà Emmanuelle Rossini Drecq della Supsi, Liliana Ruta, Cnr-Isasi, Istituto marino di Messina e Michele Mainardi della Supsi. Sempre sabato saranno proposte delle visite guidate alle mostre allestite al m.a.x museo (alle 10.30) e allo Spazio Officina (alle 16.30); mentre dalle 14 alle 17 Asilo Inclusivo di Atgabbes alla sala Diego Chiesa.

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TI-PRESS Serve la chiave giusta per aprirsi al mondo

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