I ponti dell’Accademia
Ponti, viadotti, passerelle e gallerie: 160 fotografie in un suggestivo bianco e nero, unite a una ventina di modelli in legno, che raccontano di come l’uomo supera gli ostacoli e unisce ciò che è diviso. Ma, al di là di questa facile, per quanto interessante, lettura politica (nel senso nobile del termine) la mostra che si aprirà domani al Teatro dell’architettura dell’Usi a Mendrisio racconta anche altro. Iniziamo dalla storia dell’esposizione, realizzata dall’ingegnere progettista Jürg Conzett e dal fotografo Martin Linsi per la Biennale architettura del 2010 e da allora ampliata con nuove fotografie oltre che, come accennato, con alcuni modelli in legno realizzati da Lydia Conzett-Gehring. La struttura di base è rimasta comunque la stessa, per quanto adattata ai tre piani del Teatro dell’architettura: una serie di ambienti chiusi – “stanze del paesaggio” le ha definite Conzett in conferenza stampa – con, in grande formato, le raffinate foto di Linsi e i testi di Conzett (in inglese, ma è disponibile una traduzione in italiano). Due le letture di questo interessante percorso attraverso queste opere realizzate in Svizzera dalla fine del Settecento. La prima è il modo in cui possiamo raccontare una costruzione, la sua forza, la sua armonia: fotografie e modelli possono sembrare strumenti superati, ma qui ne vediamo la potenza e la versatilità. La seconda lettura riguarda il paesaggio. Quelle che vediamo sono “costruzioni d’arte”: non opere d’arte in senso stretto, ma neanche semplici manufatti che si esauriscono nella loro funzione. È la tradizione svizzera dell’ingegneria civile colta, per dirla con Marco Della Torre, curatore di questo adattamento dell’esposizione, quella consapevolezza di dover cercare un dialogo costruttivo con il paesaggio. Un esempio è il contributo, ricordato in mostra, di Rino Tami alla costruzione dell’autostrada in Ticino. Altri tempi. IAS