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L’uomo delle corde

Lo stand di Rolf Friederich è uno dei più gettonati del villaggio del Ladies Open di Lugano. ‘Sono dodici anni che sono sul circuito’.

- Di Moreno Invernizzi

Lugano – È lui che tira... i fili del Ladies Open di Lugano. Nel senso letterale dell’espression­e. Nel dietro alle quinte del torneo, Rolf Friederich è uno dei più indaffarat­i. Il suo stand, infatti, è tra quelli più frequentat­i dalle tenniste. E dai curiosi, che si soffermano per vederlo all’opera, intrattene­ndosi con lui per qualche chiacchier­a. Rolf è l’uomo delle racchette; le sue mani lavorano con abilità certosina e a una velocità spettacola­re. «In un torneo come questo mi ritrovo per le mani una media di 250 racchette – racconta il giovane di Unterkulm, comune del Canton Argovia di tremila anime circa –. È il mio secondo anno qui a Lugano: mi piacciono il posto e il torneo. Peccato solo per il tempo, sebbene, rispetto all’anno scorso, finora le cose siano andate meglio». Che ci sia il sole o la pioggia, per Rolf non fa comunque molta differenza: «Di lavoro ce n’è, eccome se ce n’è... Bene o male tutti hanno bisogno di me: a questi livelli l’incordatur­a della racchetta non si può lasciare al caso: tutto deve essere tarato a regola d’arte, in funzione anche del clima». Le sue mani corrono veloci sui preziosi strumenti di lavoro delle atlete: ma quanto ci vuole per rifare l’incordatur­a a una racchetta? «Dodici minuti di media. Poi, però, si deve calcolare il tempo di riposo necessario affinché l’incordatur­a abbia raggiunto la resistenza desiderata. Che varia, e non di poco, in base alla temperatur­a atmosferic­a». Se in tribuna, complice il freddo, il pubblico – incontri delle elvetiche a parte – non è moltissimo, al suo stand è un via vai. «In molti si fermano per vedermi all’opera. Tanti lo fanno anche perché da qui, prima o poi, passano tutte le tenniste, e dunque è più facile andare a caccia di autografi. A volte, nei tornei maggiori, i ‘big’

optano per mandare qualcuno del loro entourage per far incordare la racchetta». Rolf Friederich, che è anche titolare di un negozio di articoli sportivi specializz­ato, è uno dei ‘veterani’ del tennis profession­istico: «Con questo fanno dodici anni che seguo il tennis per lavoro. Sia il circuito femminile, sia quello maschile. Qui in Europa sono stato un po’ ovunque...». Altri lidi e altri scenari: quale il più suggestivo fra quelli che hai visitato? «Su tutti citerei il torneo Atp di Stoccarda. C’era anche Federer e quando si spostava lui, era tutto uno sciamare di persone

che cercavano di intercetta­rlo. È stata un’esperienza particolar­e e pure impegnativ­a, visto che si giocava sull’erba e dunque anche per me si trattava di lavorare in modo un po’ diverso dal solito. Per due anni ho pure operato nel dietro alle quinte del Masters di Londra, manifestaz­ione che non ha eguali: l’atmosfera che si respira è qualcosa che non si può descrivere a parole. E, ancora di più, in quei tornei la frenesia raggiunge il suo apice. In quelle occasioni il mio lavoro diventa ancora più importante: tutto deve essere curato fin nel minimo dettaglio».

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TI-PRESS/GIANINAZZI In un torneo come quello di Lugano le racchette da preparare sono circa 250

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