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Un’eredità comune

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Con la Tour Eiffel, Notre-Dame è uno dei simboli più noti della Francia nel mondo. Per i francesi stessi è un elemento identitari­o fortissimo: artisti e letterati le hanno dedicato opere divenute patrimonio culturale del Paese. Basti ricordare ‘Notre-Dame de Paris’, di Victor Hugo. I parigini, ha notato la Bbc, non sono famosi per solarità di carattere, ma pochi, camminando lungo gli argini della Senna, non avvertireb­bero quel particolar­e spirito ispirato dalla sagoma maestosa della cattedrale. Una delle poche viste che assicura ai parigini di essere fortunati ad abitare in un luogo simile. Eppure, come spesso avviene con i luoghi più celebri, i residenti non la visitano spesso. Nei miei primi trent’anni di vita, ha osservato ironicamen­te Henri Astier, corrispond­ente dell’emittente britannica, non ho visitato Notre-Dame più di tre o quattro volte, se non solo per accompagna­re visitatori stranieri. E sono tanti. La cattedrale era uno dei siti più visitati dai turisti di tutto il mondo che mettevano piede in Europa e in Francia. Turisti ma soprattutt­o fedeli. A otto secoli dalla sua edificazio­ne, la devozione che vi si celebra è sempre viva. Duemila riti religiosi vi si celebrano ogni anno. Ma non è necessario essere credenti o praticanti. La sindaca di Parigi ha detto bene: in fiamme è andata la nostra eredità comune.

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KEYSTONE Momenti di sconforto

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