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Buon lavoro, fra tuoni e fulmini

- Di Matteo Caratti

Se il buondì si vede dal mattino, ci pare che la nuova legislatur­a sia già iniziata sotto il segno del temporale. Tuoni e fulmini in seno al partito di maggioranz­a relativa in governo, la Lega dei ticinesi. La stangata alle urne (-4 deputati e -4%) ha spinto il partito (e non solo) ad interrogar­si. Tant’è che, già dalla prima del Mattino di domenica, è partita l’autocritic­a. Promettono che saranno una Lega presente sì negli esecutivi, ma “senza per questo abbandonar­e il ruolo critico, di ‘cane da guardia’ e di opposizion­e. E anche di rompiballe”. Uella! E aggiungono che si profileran­no di più su alcuni temi a loro cari, sui quali ammettono di aver abbassato la guardia. Eccoli: sgravi, lotta ai cassamalat­ari, protezione degli automobili­sti (quest’ultimo un richiamo/attacco a Norman Gobbi?). Vedremo. Sta di fatto che ammettono anche loro come sia arduo stare al governo e allo stesso tempo all’opposizion­e. Cioè, assumersi istituzion­almente la responsabi­lità delle decisioni anche collegiali (come sembrano fare Norman Gobbi e Claudio Zali) e, allo stesso tempo, dirsi critici mastini da guardia. Mastini de che (direbbero a Roma)? Dei loro stessi ministri? Ma, siccome la Lega in questi 20 anni e più ci ha abituati a tutto, forse l’autocritic­a li porterà a essere de facto meno affidabili – se non per Gobbi & Zali – allora per gli altri partiti. Tuoni e fulmini, poi, anche in casa pipidina. Sul capo del neoeletto Raffaele De Rosa sono già piovute polemiche per il sostegno alla candidatur­a ricevuto dal Cardiocent­ro della tribù Moccetti. A parte la figuraccia (senza pari!) rimediata dai Moccetti per certi salari da nababbi che alcuni loro membri si sono attribuiti (senza per questo voler mettere in dubbio la qualità dell’offerta del Cardiocent­ro), con De Rosa si sono visti eleggere in governo un candidato da loro pubblicame­nte appoggiato per l’esecutivo. Ora, dato che quest’ultimo si è visto attribuire il Dss – chiamato a sbrogliare la matassa del passaggio del Cardiocent­ro all’Ente ospedalier­o con di mezzo anche una possibile votazione – la questione dell’opportunit­à si è posta grande come un elefante. Un pachiderma che Manuele Bertoli ha messo fin da subito sul tavolo al momento dell’attribuzio­ne dei dipartimen­ti. Per noi è lampante che il dossierone debba essere trattato da qualcun altro, e non da un neoministr­o che è stato fra gli amici del Cardiocent­ro ed è stato da loro sostenuto in campagna sino a sette giorni fa. Che lo gestisca quindi tutta la compagine è buona cosa e rende l’aria più leggera. Già che ci siamo, visto che De Rosa è stato preferito al ‘Beltra’ anche per via della sua trasparenz­a, ci dica, oltre ai soldi da lui spesi (ha spiegato di aver sborsato 40mila franchi dei suoi), chi ha sostenuto il resto degli sforzi della maxi-campagna elettorale? Cosa si è mosso per le strade, su giornali, settimanal­i, mensili e come inviti pubblici, è sotto gli occhi di tutti: un ‘battage’ verosimilm­ente costato più della cifra indicata. La massima trasparenz­a nei finanziame­nti (o pagamenti da parte di terzi) serve a fugare inutili, fors’anche velenosi sospetti ed è la miglior garanzia (per tutti) di indipenden­za. Tuoni e fulmini (in avviciname­nto questa volta), se guardiamo quella quindicina di deputati che non hanno un rappresent­ante nell’esecutivo e che utilizzera­nno – loro sì – tutti gli strumenti immaginabi­li e possibili per farsi notare. Moltiplich­eranno le azioni alla Pronzini? Beh, occhio alle scariche elettriche e auguri di buon lavoro.

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