Un disastro che scotta
Spente le fiamme che hanno quasi distrutto Notre-Dame, si accendono le polemiche sulle origini del rogo e sul ritardo dei primi interventi. La raccolta di fondi per la ricostruzione della cattedrale ha già toccato somme importanti. Tempi lunghi per il res
Parigi – Le fiamme sono spente, ma il dramma di Notre-Dame brucerà ancora a lungo. Dopo lo choc iniziale, le inevitabili e forse pretestuose polemiche si sono fatte strada tra le macerie del tetto crollato della cattedrale. Per il primo allarme, sembra ignorato; per le voci incontrollate sulle origini del rogo. Rémy Heitz, il procuratore di Parigi, indaga per disastro colposo. Quantomeno è stato escluso il dolo, soprattutto di natura terroristica. Le pareti portanti della cattedrale hanno tenuto, ma le prime immagini dell’interno sono impressionanti, con la navata centrale in buona parte a cielo aperto per il crollo del tetto e della volta. Una struttura medievale in legno di valore inestimabile. Per ricostruirla, occorreranno decenni, secondo alcune ipotesi, mentre la sindaca di Parigi Anne Hidalgo ha azzardato una chiusura dei lavori “entro le Olimpiadi del 2024”. Confondendo speranza e realismo. Intanto, la sottoscrizione auspicata lunedì sera da Emmanuel Macron ha già ricevuto l’adesione dei ricconi di Francia: Pinault (il primo a lanciarsi nella corsa, con 100 milioni di euro) e Arnault, seguiti da Bettencourt e da imprese come Total e L’Oréal, hanno totalizzato oltre 700 milioni in poche ore. Ma si muovono anche istituzioni pubbliche, enti, università, che offrono le competenze dei loro esperti e il background dei tecnici. Hidalgo ha chiesto una conferenza mondiale dei donatori, e l’Unesco ha offerto la sua perizia in tema di monumenti danneggiati. Resta il fatto che il ritardo, l’inefficacia iniziale dell’intervento dei pompieri – lodati poi per aver salvato la struttura della cattedrale – e soprattutto la notizia del primo allarme ignorato hanno fomentato le polemiche. Il capo della principale impresa di restauro, una delle cinque presenti a Notre-Dame da alcuni giorni per l’impegnativa operazione di messa in sicurezza e restauro, ha assicurato che “tutti i dispositivi e le procedure di sicurezza
sono stati pienamente rispettati”. Le reliquie di inestimabile valore che si trovavano nella cattedrale sono in salvo, dalla presunta corona di spine di Gesù Cristo, fino alla tunica del sovrano San Luigi I. Tre rosoni di Notre-Dame hanno resistito alle altissime temperature sviluppate nel rogo; e fortuna vuole che le 16 statue che troneggiano sul tetto fossero state asportate soltanto quattro giorni prima per procedere al restauro in laboratorio. Forte il timore, invece, per i grandi dipinti (che verranno trasferiti al Louvre, insieme alle altre opere d’arte trasportabili): il ministro della Cultura, Franck Riester, ha detto che non potranno essere staccati dal muro per la “deumidificazione” prima di venerdì. Lo stesso Riester ha aggiunto di avere invece timore per la tenuta del pinnacolo del transetto nord, che rischia di cadere sulla strada sottostante, tanto che cinque edifici restano evacuati da lunedì sera. Ha sofferto ma non è danneggiato irreparabilmente anche il monumentale organo di Notre-Dame: Johann Vexo, uno degli organisti della cattedrale, lo stava suonando quando le fiamme hanno attaccato la struttura. “Il sacerdote ha improvvisamente taciuto – ha raccontato – ci siamo guardati tutti, sorpresi, stupiti. Ho pensato a qualcosa che non funzionava, non pensavo a un incendio”.