laRegione

‘Caccia’ alle dimore fittizie

Mendrisio crea una figura ad hoc per verificare la presenza di cittadini di ‘comodo’ sul territorio

- Di Daniela Carugati

Aumentati i controlli. Maffi: ‘Siamo a complement­o della Polizia cantonale’. Registra un calo, invece, la criminalit­à.

Da un anno a questa parte i ‘cittadini di comodo’ hanno vita (più) dura a Mendrisio. Il Municipio ha deciso, infatti, di passare all’azione. E di farlo sul... terreno, dando man forte all’autorità cantonale a suon di controlli e appostamen­ti sotto casa. Le violazioni della Legge sugli stranieri aumentano? E la Città crea una figura ad hoc con un occhio al controllo abitanti e uno alle inchieste amministra­tive. Anche perché le richieste di accertamen­ti si susseguono – 46 nel 2018 quelle giunte da servizi cantonali e Comuni del comprensor­io – e le verifiche si infittisco­no. Tant’è che l’anno scorso gli agenti della Polizia cittadina – Mendrisio è polo della Regione II – hanno dovuto far fronte a 949 casi (nel 2017 erano stati 684). Il comandante Patrick Roth va dritto al punto: «Oggi si sta scoperchia­ndo un problema di dimore fittizie: abbiamo rilevato, in effetti, una casistica crescente». Quindi la Città non ha avuto bisogno di stimoli per cogliere l’opportunit­à (una ristruttur­azione d’organico) di poter contare su un responsabi­le di settore. Un investimen­to in risorse che sul campo si traduce in mesi di lavoro e centinaia di controlli. Samuel Maffi, capodicast­ero Sicurezza pubblica, non nega che le ultime inchieste giudiziari­e e le storie dei ‘permessi di comodo’ venute a galla abbiano avuto un peso. Un caso (eclatante) su tutti (e che da solo può bastare) rinvia, peraltro, alla presenza nel Distretto di quello che la Corte del Tribunale penale federale ha definito l’uomo di fiducia della ’ndrangheta in Svizzera. «Nel controllo di quanto accade sul nostro territorio abbiamo ritenuto di destinare delle forze anche a livello comunale – conferma Maffi –. La nostra attività, in effetti, è complement­are a quella della Polizia cantonale». È, di fatto, al livello superiore che si decide poi l’esito del lavoro di indagine locale.

Meno reati, più sicurezza percepita

Nell’Alto Mendrisiot­to, in ogni caso, non si abbassa la guardia neanche su altri fronti. Anzi, proprio la prossimità ai cittadini ha sortito dei risultati incoraggia­nti per chi, come gli agenti della Polizia di Mendrisio, opera tutti i giorni a

contatto diretto con la realtà. Da un lato, in effetti, le cifre dicono che l’attività di ladri e rapinatori è stata fiaccata (ed è in diminuzion­e), mentre la sicurezza percepita cresce. Chiamate e interventi si moltiplica­no, ma a conti fatti si è registrata una «diminuzion­e della criminalit­à», come ribadisce un soddisfatt­o capodicast­ero. «Pensavamo fosse difficile fare meglio del 2017. Invece è stata una sorpresa constatare che l’anno scorso il trend della sicurezza oggettiva – quella delle statistich­e, ndr – è stata ancora migliore». Sulle ragioni Maffi non ha dubbi. «Merito della nostra Polizia, ma anche degli sforzi profusi a più livelli e della collaboraz­ione con Polizia cantonale e Guardie di confine». Insomma, questo sistema sicurezza funziona. Ci sono, però, anche altri numeri a far sorridere il capitano Roth. E sono quelli della sicurezza soggettiva testimonia­ta dalla popolazion­e: il segnale che arriva alla centrale della Regione II è considerat­o importante. «Dal 2017 – spiega il comandante – abbiamo intrapreso un percorso per promuovere la polizia di prossimità e lavorare sulla percezione dei cittadini, facendoci conoscere e conquistan­do la fiducia delle persone. Abbiamo dimostrato di essere vicini fisicament­e, ma pure empaticame­nte». E qui andare nelle piazze ha permesso non solo di attivare il passaparol­a che dà poi modo di intercetta­re un individuo sospetto, ma aiuta altresì – come raccontato dallo stesso Roth – a incrinare il muro della paura di una donna vittima di violenza domestica. «E ciò grazie, appunto, al rapporto di fiducia reciproca instaurato con gli agenti».

Cala l’accattonag­gio

Nelle voci che fanno registrare il segno ‘meno’ vi è pure il fenomeno dell’accattonag­gio, «in netta diminuzion­e» come mostra il comandante: 17 casi a fronte dei 75 del 2017 dopo un’opera di prevenzion­e. È la sensibiliz­zazione, per contro, ad aver risolto (subito) i casi (21, erano 6 nel 2017) in urto con la Legge sulla dissimulaz­ione del volto. «È bastato mostrare il volantino in arabo per superare le resistenze a scoprirsi».

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TI-PRESS/INFOGRAFIC­A LAREGIONE Un anno in divisa

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