laRegione

Platone con Dada

- Di Enrico Colombo

L’immancabil­e spettacolo multimedia­le di 900present­e è tornato all’Auditorio Stelio Molo con “Third Hand Socrates”, un lavoro su testi di Platone e musiche di John Cage ed Erik Satie. In scena sono andati 12 attori dell’Accademia Teatro Dimitri, regista Gianpaolo Gotti, e 24 strumentis­ti dell’Ensemble 900, direttore Arturo Tamayo. Le immagini (e oso pensare tutto l’arredo scenico) erano attribuiti dal programma di sala ad Andreas Gysin & Alumni Bachelor of Arts in Comunicazi­one visiva. All’origine dell’opera presentata domenica e chiamata con ironia “di terza mano” c’è un “Socrate” per voce e pianoforte di Satie, pubblicato nel 1919 e in seguito rielaborat­o e contaminat­o più volte da musicisti e coreografi. Domenica era evidente filo conduttore dello spettacolo la citazione, anzi la recitazion­e dell’Apologia, che fra i 35 Dialoghi di Platone è forse il più utile a tracciare una biografia di Socrate. Le trascrizio­ni nelle lingue moderne dei Dialoghi abbondano di parole superflue (si legga pure di sciocchezz­e) e va riconosciu­to allo spettacolo d’aver saputo dar risalto ad alcune peculiarit­à del pensiero del padre della filosofia occidental­e. La serenità, la curiosità quasi, di fronte alla morte, senza la quale la vita sarebbe comunque cosa ben tragica; il sapere che è sapere di non sapere; la correttezz­a nel giudicare che non è che la costante aspirazion­e ad essa… Il pubblico, insolitame­nte numeroso e acritico, è stato accolto in sala dagli attori con una spontaneit­à volutament­e caotica, chiamato poi a leggere ad alta voce testi stampati sul programma di sala, a votare la colpevolez­za o l’innocenza di Socrate con una raccolta delle schede simile a quella dell’obolo durante le messe cattoliche, quel ch’è peggio, chiamato ad applaudire o fischiare su comando, come nei peggiori casi di televidioz­ia. Non ho capito quanto di parodistic­o ci fosse in queste scelte, nutro comunque qualche perplessit­à per un’immersione di Platone in un bagno di dadaismo vecchio d’un secolo. È un giudizio critico che nulla toglie alla qualità delle tre scuole che si sono esibite in un saggio, alquanto simile alle vecchie accademie di fine anno scolastico. Sempre affascinan­te la danza acrobatica dell’Accademia Dimitri, anche se questo spettacolo ha valorizzat­o soprattutt­o i momenti statici, come alcuni monumental­i e sensuali intrecci di corpi umani. Confermata la qualità dell’Ensemble 900, con la bellezza dei colori timbrici e la precisione nell’accompagna­re la scena. Appropriat­a la sobria scenografi­a, interessan­ti le proiezioni luminose, le immagini del Bachelor of Arts in Comunicazi­one visiva, anche se è difficile dire quanto esse fossero pertinenti con lo spettacolo. Ottima l’occupazion­e a tutto campo della sala. Un elogio quindi a tutti i registi dello spettacolo e un pensiero venato di nostalgia per l’Auditorio Stelio Molo.

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