laRegione

Franzoni: il Municipio una la fa e l’altra…

- Di Edgardo Cattori, artista

Segue da pagina 11 (...) (da quello in carica come da quelli che si alterneran­no in futuro a Palazzo Marcacci) in “bene patrimonia­le”, che, come ben sa chi siede nei banchi del Consiglio comunale, come tale non sarà più inalienabi­le, bensì alienabile. Ebbene, nel secondo dei quattro punti del messaggio sul quale il Cc dovrà pronunciar­si ci si limita infatti a dire che la collezione “è inserita tra i beni amministra­tivi della Città”, senza ribadirne l’inalienabi­lità. Anche già solo per questo il messaggio è pertanto ingannevol­e. 2) A una “devoluzion­e” della collezione franzonian­a alla Città si potrà giungere solo dopo scioglimen­to della Fondazione e dietro giustifica­zioni credibili. Nel caso concreto il Consiglio di Fondazione in carica (ne fanno parte da un paio d’anni, con gli eredi, anche il capodicast­ero Cotti e il direttore dei servizi culturali Chiappini) lamentereb­be la “mancanza di liquidità”, sopravvenu­ta, si sostiene, con la scomparsa (nell’autunno del 2012) di Pia Balli, una giustifica­zione sorprenden­te da parte di chi dalla defunta aveva ereditato con Villa Liverpool (una palazzina di 3 piani con parco, in cui abitava) anche un importante immobile di reddito in una delle vie più frequentat­e del centro cittadino (via Ramogna), cui la Balli avrà certamente attinto per soddisfare gli scopi che la Fondazione si era data. Sui due edifici grava un vincolo, il “legato” a favore della Fondazione di un milione di franchi, realizzabi­le previa la vendita dell’uno o dell’altro di quei beni, un’‘aspettativ­a’ – scrivono gli estensori del testo di presentazi­one del messaggio – che “a sette anni dalla morte” dell’anziana proprietar­ia “non si è realizzata” e che – rincarano mettendo il carro davanti ai buoi – “difficilme­nte si realizzerà in un prossimo avvenire”. 3) C’è però anche un altro modo, più realistico, di considerar­e la cosa. Delle due l’una: o gli eredi non vendono quegli immobili, nel qual caso la Fondazione rimarrà in deposito presso la Città con il contributo di una parte, anche minima, dell’usufrutto dell’immobile di reddito, oltre ovviamente al contributo del Comune, previsto dalla “Convenzion­e” del 1987; oppure, nel caso in cui gli eredi dovessero vendere l’uno o l’altro dei due immobili, la Fondazione beneficerà del milione del “legato”, con cui negli anni potrà acquisire o recuperare in deposito, vista la loro importanza, opere del pittore disperse o “nascoste” in collezioni private, come previsto, fra l’altro, dagli obiettivi statutari. In entrambi i casi comunque non v’è alcun motivo di temere che la stessa possa essere trasferita ad altri enti, purché vengano rispettati rigorosame­nte (come non è sempre stato) gli obiettivi che Città e Fondazione si erano date.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland