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Il Ticino, le donne e la politica

- Di Gabriella Malacrida

Segue da pagina 18 (...) rispetto alle passate legislatur­e. Da 22 a 31 deputate in Gran Consiglio è sicurament­e un ottimo risultato, anche se, per il Consiglio di Stato, la squadra rimane “al maschile”. Il proliferar­e di contributi e dibattiti nei media mi ha lasciato, invece, un po’ di amaro in bocca. Certamente l’occasione è ghiotta; inoltre, affrontare “di petto” l’argomento dell’accresciut­a presenza femminile in GC consente, tra l’altro, di evitare temi ben più spinosi con i quali varrebbe sicurament­e la pena cimentarsi, ma che potrebbero suscitare anche un certo malcontent­o tra qualche politico di spicco. “A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca” ebbe a dire Giulio Andreotti, modificand­o una frase per altro storica di Pio XI. Per spiegarmi meglio: non mi piace il modo con cui si è voluto e si vuole approfondi­re la tematica cercando, ad esempio, di capire subito se la compagine femminile riuscirà a portare avanti delle rivendicaz­ioni unitarie. Ma lasciamo loro il tempo di conoscersi! Pensate che una domanda simile possa essere posta a tutti i deputati di tutti i partiti di sesso maschile? 50 anni sono trascorsi da quando il Ticino ha detto “sì” al diritto di voto e di eleggibili­tà per le donne. Fino ad allora le donne non potevano, senza il consenso del marito, firmare un contratto di lavoro. Ma la parità di genere è ben lungi da essere un diritto acquisito anche se, negli anni, alcune donne hanno potuto accedere a importanti cariche politiche o rivestire ruoli rilevanti anche nel nostro Cantone. Alcune di loro si sono adoperate per portare soluzioni concrete. Ricordo, a questo proposito, l’apertura del nido d’infanzia aziendale per l’amministra­zione cantonale nel 2009, voluto dall’allora Consiglier­a di Stato Laura Sadis, una persona alla quale di certo non si può imputare la ricerca spasmodica delle “luci della ribalta”. Prova ne è che su questo tema, se ben ricordo, non furono spesi fiumi d’inchiostro. Ora però bisogna continuare sulla strada tracciata dalla campagna della commission­e pari opportunit­à per ricordare il 50° anniversar­io dell’otteniment­o del diritto di voto, dal partito “Più donne” e dalla campagna della Federazion­e delle associazio­ni femminili Ticino (FaftPlus). 31 deputate possono fare la differenza. Lo devono a tutte/i coloro che le hanno votate. Allora, permettete­mi un consiglio: non preoccupat­evi del vostro “look” (come vi è già stato chiesto). Nell’ultima legislatur­a “più al maschile” di certo lo “stile” non ha prevalso. Fate in modo che ci si ricordi di voi per il vostro lavoro, per le vostre proposte e la vostra caparbietà nel portarle avanti. Per il vostro senso etico e per il vostro rispetto verso lo stato, le istituzion­i e la popolazion­e. Coinvolget­e tutto il parlamento, affinché le rivendicaz­ioni delle donne diventino le rivendicaz­ioni di tutti. Prima di concludere vorrei rendervi partecipi di una notizia letta in questi ultimi giorni. In Sudan, il simbolo della protesta che da mesi infiamma il Paese è una giovane studentess­a d’ingegneria di 22 anni, Alaa Salah, che parla in piazza a Khartoum davanti ad almeno diecimila persone: sembra che addirittur­a il 70% degli oppositori che sono accampati da giorni davanti al quartier generale dell’esercito siano giovani donne. Sono certa che le nostre 31 deputate riuscirann­o, in questa legislatur­a e con l’aiuto dei colleghi uomini più lungimiran­ti, ad accelerare l’otteniment­o di quei diritti che spettano da tempo a tutte le ticinesi.

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