Il Ticino, le donne e la politica
Segue da pagina 18 (...) rispetto alle passate legislature. Da 22 a 31 deputate in Gran Consiglio è sicuramente un ottimo risultato, anche se, per il Consiglio di Stato, la squadra rimane “al maschile”. Il proliferare di contributi e dibattiti nei media mi ha lasciato, invece, un po’ di amaro in bocca. Certamente l’occasione è ghiotta; inoltre, affrontare “di petto” l’argomento dell’accresciuta presenza femminile in GC consente, tra l’altro, di evitare temi ben più spinosi con i quali varrebbe sicuramente la pena cimentarsi, ma che potrebbero suscitare anche un certo malcontento tra qualche politico di spicco. “A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca” ebbe a dire Giulio Andreotti, modificando una frase per altro storica di Pio XI. Per spiegarmi meglio: non mi piace il modo con cui si è voluto e si vuole approfondire la tematica cercando, ad esempio, di capire subito se la compagine femminile riuscirà a portare avanti delle rivendicazioni unitarie. Ma lasciamo loro il tempo di conoscersi! Pensate che una domanda simile possa essere posta a tutti i deputati di tutti i partiti di sesso maschile? 50 anni sono trascorsi da quando il Ticino ha detto “sì” al diritto di voto e di eleggibilità per le donne. Fino ad allora le donne non potevano, senza il consenso del marito, firmare un contratto di lavoro. Ma la parità di genere è ben lungi da essere un diritto acquisito anche se, negli anni, alcune donne hanno potuto accedere a importanti cariche politiche o rivestire ruoli rilevanti anche nel nostro Cantone. Alcune di loro si sono adoperate per portare soluzioni concrete. Ricordo, a questo proposito, l’apertura del nido d’infanzia aziendale per l’amministrazione cantonale nel 2009, voluto dall’allora Consigliera di Stato Laura Sadis, una persona alla quale di certo non si può imputare la ricerca spasmodica delle “luci della ribalta”. Prova ne è che su questo tema, se ben ricordo, non furono spesi fiumi d’inchiostro. Ora però bisogna continuare sulla strada tracciata dalla campagna della commissione pari opportunità per ricordare il 50° anniversario dell’ottenimento del diritto di voto, dal partito “Più donne” e dalla campagna della Federazione delle associazioni femminili Ticino (FaftPlus). 31 deputate possono fare la differenza. Lo devono a tutte/i coloro che le hanno votate. Allora, permettetemi un consiglio: non preoccupatevi del vostro “look” (come vi è già stato chiesto). Nell’ultima legislatura “più al maschile” di certo lo “stile” non ha prevalso. Fate in modo che ci si ricordi di voi per il vostro lavoro, per le vostre proposte e la vostra caparbietà nel portarle avanti. Per il vostro senso etico e per il vostro rispetto verso lo stato, le istituzioni e la popolazione. Coinvolgete tutto il parlamento, affinché le rivendicazioni delle donne diventino le rivendicazioni di tutti. Prima di concludere vorrei rendervi partecipi di una notizia letta in questi ultimi giorni. In Sudan, il simbolo della protesta che da mesi infiamma il Paese è una giovane studentessa d’ingegneria di 22 anni, Alaa Salah, che parla in piazza a Khartoum davanti ad almeno diecimila persone: sembra che addirittura il 70% degli oppositori che sono accampati da giorni davanti al quartier generale dell’esercito siano giovani donne. Sono certa che le nostre 31 deputate riusciranno, in questa legislatura e con l’aiuto dei colleghi uomini più lungimiranti, ad accelerare l’ottenimento di quei diritti che spettano da tempo a tutte le ticinesi.