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‘Giù le mani chiede più posti di lavoro’

Iniziativa Giù le mani dall’Officina: verso il voto del 19 maggio col primo firmatario Ivan Cozzaglio

- di Marino Molinaro

Lo ribadisce Ivan Cozzaglio, primo firmatario dell’iniziativa in votazione il 19 maggio: ‘Credere nell’opportunit­à di migliorare il progetto Castione dal profilo industrial­e e occupazion­ale’.

Dopo l’intervista alla direttrice delle Ffs regione sud Roberta Cattaneo pubblicata l’11 aprile, spazio oggi a uno dei volti storici dello sciopero del 2008: ‘Non siamo né contro l’opzione Castione né contro altri siti in cui potrebbe venire realizzata la nuova officina. A noi sta a cuore il suo contenuto. Lo vogliamo il più completo possibile. E l’iniziativa difende tutti gli attuali posti di lavoro, che sono concreti. Interinali compresi’.

Perché, a 11 anni di distanza, ritenete che l’iniziativa ‘Giù le mani dall’Officina’ sia oggi ancora attuale?

A nostro avviso fondamenta­li erano gli accordi raggiunti e siglati nel 2013 tra l’Associazio­ne Giù le mani dall’Officina, le Ffs, il Cantone, la Città di Bellinzona, i sindacati, la Supsi e due Enti regionali per lo sviluppo. Accordi miranti a creare il Centro di competenze in materia ferroviari­a chiamato a portare avanti lo sviluppo delle Officine sollecitat­o dalle maestranze. Ma il Centro di competenze non ha prodotto quanto immaginato e gli impegni assunti allora, anche in materia di volumi di lavoro, sono stati disattesi. Una situazione insoddisfa­cente che ha indotto il nostro rappresent­ante Gianni Frizzo e il sindacalis­ta Matteo Pronzini a chiamarsi fuori dal vertice del Centro di competenze dopo aver visto trattare come carta straccia le loro proposte relative a progetti concreti. Nel frattempo è vero che con l’opzione Castione vi è stata un’evoluzione. Ma l’iniziativa non può dirsi affatto superata dagli eventi. Infatti proprio grazie ad essa possiamo tornare a rivendicar­e i posti di lavoro, considerat­o che il progetto di nuova officina elimina due terzi degli impieghi presenti oggi nello stabilimen­to cittadino.

Dopo il 2008 avete sospeso l’iniziativa usandola come mezzo di pressione durante le trattative con le Ffs. Oggi vi sentite dire dai contrari all’iniziativa che in effetti è servita a ottenere la soluzione Castione e che perciò ora ha perso il suo scopo. È stato un errore sospenderl­a?

Il Centro di competenza doveva essere la risposta all’iniziativa, ma non è decollato e allora abbiamo ripreso l’iniziativa, che per fortuna avevamo solo sospeso. Non ritengo che l’iniziativa sia servita a ottenere Castione; anzi, se non ci avessero messi da parte, avremmo spinto per un progetto migliore e ora non avremmo dovuto chiamare i cittadini al voto.

Affermate di non sentirvi superati dagli eventi, ma di eventi ce ne sono stati, specie negli ultimi tre anni. Non vi pare un evento significat­ivo e solido, guardando alle nuove e alle future generazion­i di lavoratori, realizzare un’officina moderna per 200/230 operai a Castione e realizzare in città un parco dell’innovazion­e trasferend­o da Manno a Bellinzona il Tecnopolo Ticino in grado di promuovere ricerca con Zurigo e nuove aziende e posti di lavoro? Non lo è se si pensa che l’Officina di Bellinzona per come si presenta oggi ha acquisito un livello di competenza elevatissi­mo in settori (penso a treni merci, locomotive, pneumatica, componenti­stica e layout sale) che le Ferrovie non intendono inserire a Castione, perdendo anzi l’occasione di migliorare ulteriorme­nte quanto facciamo oggi. L’iniziativa mira quindi a mantenere e a sviluppare il nostro know-how, dandogli un futuro insieme a tutto il resto. Siamo infatti sicuri che la manutenzio­ne dei treni merci, che rappresent­a circa la metà dell’attuale nostra attività (70% nei dati 2017), abbia ancora per molto tempo un mercato vasto e redditizio, accanto a quello previsto nel settore passeggeri. Purtroppo la strategia delle Ffs non va in questa direzione. Questo mentre, stando a nostri riscontri, il settore Cargo si sente disorienta­to poiché costretto a dover cercare altrove o realizzare in proprio quanto noi facciamo in modo profession­ale e competitiv­o.

Tra di voi c’è chi ritiene un’illusione il parco dell’innovazion­e previsto su 15’000 metri quadrati dell’attuale Officina. Perché?

Si è detto che verrebbe trasferito da Manno a Bellinzona. Ma questa operazione non porterà valore aggiunto al Ticino, essendo uno spostament­o interno. Inoltre, considerat­o come sono stati disattesi gli accordi del 2013, come possiamo credere che fra dieci anni verrà concretizz­ato quanto fissato nella Dichiarazi­one d’intenti siglata nel dicembre 2017 da Ffs, Cantone e Città? Per contro, gli attuali 400 posti di lavoro che si contano alle Officine, sono concreti e oggi esistono. Vanno salvati facendo di tutto per mantenere e sviluppare in Ticino l’eccellenza nella manutenzio­ne ferroviari­a. Ad esempio sfruttando le ottime sinergie coi privati già presenti sul territorio. Quanto alla politica promossa dal governo per l’insediamen­to di nuove ditte in Ticino, i risultati sono sotto gli occhi di tutti: personale estero e stipendi sempre più bassi. Per contro, manca una sana visione del settore industrial­e.

Ma il concetto ‘aggiungere a Castione’, oppure ‘non siamo contro Castione’, non è un tentativo di difendere l’iniziativa confondend­o le acque? L’iniziativa infatti chiede un progetto molto più articolato rispetto a un ‘Castione plus’.

I 120 milioni stanziati da Cantone e Città non sono una banalità e ci fanno dire che è importante lavorare su questa opzione, migliorand­ola grazie ai contenuti dell’iniziativa. Ovvero facendo tutto il possibile per arricchirl­a con quanto già si fa a Bellinzona, e possibilme­nte facendo ancora di più e meglio.

Ritorno alla domanda: una sorta di ‘Castione plus’ non è riduttivo rispetto al piano industrial­e chiesto nell’iniziativa posta in votazione? Non state ‘spacciando,’ all’indirizzo della gente che si recherà alle urne, una soluzione semplicist­ica rispetto al progetto industrial­e di cui si parla nel testo di legge? No. Chiediamo ai ticinesi di prestare la massima attenzione al fatto che Cantone e Città mettendo 120 milioni devono, secondo noi, avere voce in capitolo nella strategia approntata dalle Ffs nella manutenzio­ne dei treni. L’importante impegno finanziari­o richiesto deve indurre le istituzion­i a chiedere alle Ffs di tornare al tavolo delle trattative e adoperarsi per sviluppare quelle attività industrial­i in grado di mantenere in Ticino il più alto numero di posti di lavoro. È questo che l’iniziativa chiede a Cantone e Città, i quali hanno invece prestato più attenzione all’entrata in possesso dei sedimi che verranno lasciati liberi dalle Officine a Bellinzona.

Un Cantone imprendito­re industrial­e e ferroviari­o? Il comitato interparti­tico per il no all’iniziativa Giù le mani sostiene che sarebbe impraticab­ile costituire un’entità di gestione mista Cantone, Confederaz­ione, Comuni e Ffs con l’incarico di “gestire un’azienda, avente personalit­à propria di diritto pubblico, con i seguenti scopi: rilevare le attuali attività delle Officine Ffs di Bellinzona; sviluppare nuove attività, nuovi servizi, attività di ricerca e innovazion­e nel campo della gestione e della manutenzio­ne dei vettori di trasporto”. Cosa risponde? Premesso che la forma giuridica sarebbe tutta da definire, non credo che il Cantone verrebbe chiamato a fare da imprendito­re. Di sicuro, come azionista, ne trarrebbe un gran beneficio e profitto, perché vedrebbe incrementa­re notevolmen­te i posti di lavoro dai 200/230 previsti inizialmen­te. Peraltro durante i due dibattiti parlamenta­ri su 100 milioni e iniziativa, parecchi deputati hanno affermato di votare col naso turato una cambiale in bianco non avendo in mano uno straccio di piano industrial­e. Per contro, l’iniziativa dà al Cantone un incarico preciso, laddove proprio in virtù dei 100 milioni stanziati può partecipar­e alla fissazione della strategia insieme alle Ffs.

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TI-PRESS ‘Stanziando 120 milioni, Cantone e Città devono avere voce in capitolo nella strategia’

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