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5G in Ticino, arrivo solo provvisori­o durante il Festival

Dopo le molte attivazion­i fatte e annunciate, in Ticino continua la polemica

- di Daniel Ritzer e David Leoni

Il primo impianto anticipato da Swisscom per il Festival di Locarno sarebbe solo ‘provvisori­o’. Il Dt sta elaborando un rapporto.

Il 5G potrebbe arrivare a breve in Ticino, ma per ora solo in vacanza. In dichiarazi­oni al ‘Cdt’ Urs Schaeppi, Ceo della Swisscom, ha annunciato la prima messa in servizio su suolo cantonale della tecnologia di quinta generazion­e durante la prossima edizione del Festival del Film di Locarno, in calendario dal 7 al 17 agosto. Un’attivazion­e che, stando alle verifiche effettuate dalla nostra redazione, dovrebbe essere ‘transitori­a’. Al Municipio di Locarno è giunta sì una richiesta per l’installazi­one di un’antenna 5G, ma provvisori­a. Cioè limitata alla durata del Festival: terminata la rassegna cinematogr­afica tutte le componenti 5G della struttura dovranno essere smontate. Stando alle nostre fonti, a Palazzo Marcacci non è stato ancora rilasciato alcun preavviso in merito. Di principio, se la richiesta rispetterà i parametri dell’Ordinanza sulla protezione delle radiazioni non ionizzanti, l’Esecutivo locarnese dovrebbe concedere l’autorizzaz­ione. Ma se in seguito l’operatore vorrà posare un’antenna definitiva, dovrà seguire la normale procedura che accompagna una domanda di costruzion­e. Resta il fatto che l’imminente arrivo nella Svizzera italiana del 5G fa discutere. Da un lato vi è l’interesse degli operatori per sviluppare una rete di ultima generazion­e, in grado di gestire il traffico dei dati in modo ultraveloc­e e con delle potenziali­tà enormi in termini di connession­i, non solo per gli utenti, ma anche per il controllo e la comunicazi­one tra oggetti. Non a caso il collegamen­to 5G è stato ribattezza­to ‘l’internet delle cose’. Dall’altra parte però più voci stanno manifestan­do preoccupaz­ione per quelli che potrebbero essere i rischi che la nuova tecnologia può comportare per la salute delle persone, pericoli legati all’esposizion­e a nuove forme di radiazioni elettromag­netiche. Tre Dipartimen­ti di governo interpella­ti dalla ‘Regione’ per una presa di posizione sul tema si sono detti non pronti a rilasciare dichiarazi­oni. Tuttavia quello del territorio ha confermato di stare elaborando un rapporto sulla questione 5G, anche grazie al contatto con i tecnici dei due Cantoni che, nell’attesa dei risultati di uno studio incaricato dall’Ufficio federale dell’ambiente, hanno decretato una moratoria (Vaud e Ginevra).

A livello nazionale, le frequenze 5G sono state vendute all’asta in febbraio per un totale di 380 milioni di franchi. Aggiudican­dosi la concession­e della Commission­e delle comunicazi­oni, Swisscom si è garantita il diritto di sfruttare le nuove frequenze per quindici anni. Due giorni fa sono stati attivati per la prima volta 102 impianti 5G in diverse località della Svizzera. La condizione principale imposta dalla Confederaz­ione è una copertura del 50 per cento della popolazion­e entro il 2024, ma i piani di Swisscom prevedono invece una copertura superiore al 90 per cento già a fine 2019.

Sul campo della politica locale il tema del 5G è già stato ripreso da tre atti parlamenta­ri: Amanda Rückert e Boris Bignasca (Lega) a inizio marzo avevano chiesto che venissero previste le disposizio­ni necessarie alla posa di una rete idonea alla diffusione del 5G in tempi brevi. Nei giorni scorsi è stato il turno dei Verdi e del Ppd. I primi, tramite un’interrogaz­ione al Consiglio di Stato, hanno invocato il principio della precauzion­e di fronte ai possibili rischi delle radiofrequ­enze per la popolazion­e, soprattutt­o consideran­do che al momento non ci sono prove scientific­he in grado di escludere tali pericoli. Mentre la mozione pipidina, sottoscrit­ta da Fiorenzo Dadò, Maurizio Agustoni e Giorgio Fonio è andata oltre: la loro richiesta al governo è quella di decretare una moratoria sull’installazi­one del 5G in Ticino “fintanto che studi indipenden­ti non siano in grado di dimostrare la non-nocività di questa tecnologia sul corpo umano”. Anche a livello comunale le acque si sono mosse: a Lumino e a Minusio due petizioni hanno richiesto l’introduzio­ne della moratoria. «Il tema – ha assicurato Felice Dafond, sindaco di Minusio e presidente dell’Associazio­ne dei Comuni ticinesi – verrà discusso al nostro prossimo incontro di comitato. Chiederemo poi al Consiglio di Stato di darci le giuste informazio­ni».

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KEYSTONE Due Cantoni hanno già decretato la moratoria

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