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‘È giusto dire che è stata una sconfitta’

Bixio Caprara al ‘parlamenti­no’ del Plr: abbiamo mancato gli obiettivi, ora azione diversa

- Di Jacopo Scarinci

«Gli obiettivi che ci siamo posti per Consiglio di Stato e Gran Consiglio non sono stati raggiunti, per questo è giusto parlare di sconfitta». Non ci gira attorno Bixio Caprara, presidente del Partito liberale radicale, davanti al Comitato cantonale riunitosi ieri sera a Cadempino. Non ci gira attorno, d’accordo. Però rivendica tutto. Perché «non sono, non siamo soddisfatt­i. Ma potevamo, in campagna elettorale, evitare di dire che volevamo migliorarc­i, raddoppian­do in governo? Saremmo stati credibili? Avremmo mobilitato i nostri elettori?». A domande retoriche, risposta netta, par di capire: no. E quindi va bene, «l’arretramen­to dell’1,8% in Consiglio di Stato e dell’1,4% in Gran Consiglio, ma diciamo anche cosa ha funzionato». E ha funzionato «la condivisio­ne totale degli obiettivi e della campagna, incentrata sui valori di libertà, coesione e progresso – rimarca Caprara –. Come ha funzionato la lista che abbiamo proposto, tutt’altro che di accompagna­mento». Perché il consiglier­e di Stato uscente Christian Vitta «è stato brillantem­ente rieletto», e perché «chi è arrivato secondo, Alex Farinelli, ha fatto un’ottima votazione, migliore di altri che in altri partiti sono stati eletti in governo». Una base di partenza, quindi? Sembra di sì, sebbene si parta da una sconfitta. E dando credito alle parole di Caprara sarà una legislatur­a di battaglia. Con un Plr diverso. «Spesso ci siamo preoccupat­i di proteggere le posizioni del governo, lavorando nelle retrovie cercando soluzioni concordate. Dovremo continuare a farlo, ma i nostri distinguo dovranno essere detti con più forza, precisati meglio». E su quali temi, magari, nel quadrienni­o appena finito il Plr avrebbe potuto profilarsi meglio? «Previdenza dei consiglier­i di Stato e salario minimo». Ed è ricordando che «non abbiamo mai attaccato il seggio socialista» che Caprara rinnova: «Dobbiamo parlare di noi. La frammentaz­ione uscita dal voto ci chiama ad assumere con ancora più forza il ruolo di conduzione politica del parlamento. Lo faremo assumendo posizioni chiare, anche se non condivise altrove. In primis dal governo».

Mazzoleni: ‘È inaccettab­ile che qualcuno dei nostri abbia fatto campagna per un altro partito’

La bomba in sala la sgancia il primo a prendere la parola nella discussion­e, il presidente del circolo Plr di Vezia Marzio Mazzoleni: «D’accordo, potevamo fare di più. Ma mentre noi cercavamo voti, andavamo in giro e facevamo campagna, certi personaggi che hanno mangiato e bevuto per anni nel nostro partito hanno fatto campagna per altri». Ed ecco che dal suo smartphone comincia a uscire, sonante, la voce registrata di Dick Marty quando sostenne l’importanza della presenza del Ps in governo. E «no, non lo accetto. Spero che la direttiva possa decidere di attivare la commission­e disciplina­re per rispetto di chi nel nostro partito ha lavorato tanto mentre alcuni ex consiglier­i di Stato non ci hanno ritenuti capaci, segnatamen­te Alex Farinelli che è arrivato secondo, di governare bene». Applausi, molti. Ma un dito che si alza, quello del presidente del Plr luganese Guido Tognola: «Questo parlare di epurazioni mi spaventa. Siamo ai confini del liberismo, non del liberalism­o. Il Plr è stato grande per la sua capacità di dialettica interna, e se vogliamo tornare a vincere dobbiamo parlare di emozioni, non di epurazioni». La gara dell’applausome­tro è vinta da Mazzoleni, ma anche per Tognola delle mani battono convinte. Ed è proprio il concetto di emozione che, ideale arcobaleno dopo la tempesta, catalizza il prosieguo della discussion­e. Perché se Gerardo Rigozzi, concordand­o, annota che «dobbiamo suscitare emozioni, proponendo una società più aperta e meno protezioni­sta», Fulvio Pelli conferma: «Non dobbiamo essere più pessimisti della realtà. Ma è mancata l’emozione: quando la Lega si è alleata con l’Udc nessuno di noi ci ha più creduto. Non deve più succedere, a partire dalle Federali di ottobre». Dopo i rispettivi dibattiti, il ‘parlamenti­no’ invita a votare no all’iniziativa ‘Giù le mani dalle Officine’ in modo schiaccian­te. Meno schiaccian­te, ma è no anche al referendum contro i semafori sul piano nel locarnese.

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TI-PRESS Il presidente cantonale: ‘In parlamento ci profilerem­o di più’

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