Un missile di Kim su Pompeo
Pyongyang – Era “soltanto” un missile tattico, di corto raggio quello testato ieri dall’esercito nordcoreano, ma il suo bersaglio è parso essere ben distante: Mike Pompeo, accusato da Pyongyang di essere d’ostacolo ai colloqui tra Kim Jong un e Donald Trump.
Sta di fatto che il lancio ha sancito il cambio di passo del regime nordcoreano, dopo il fallimento dell’incontro di Hanoi. Un cambio confermato dall’annuncio di un imminente incontro tra Kim e Vladimir Putin. Giusto per ricordare a washington che non è (più) la capitale del mondo, e che le alternative non mancano.
Kim, con ufficio propaganda al seguito, ha assistito al lancio del nuovo missile. Un test, ha scritto l’agenzia ufficiale Kcna “di forte valore nell’aumento della capacità di combattimento” delle forze armate nordcoreane. Malgrado la Kcna non abbia dato elementi sul tipo di arma, il termine tattico suggerirebbe la possibilità che si tratti di un missile a corto raggio piuttosto che di uno di tipo balistico, vietato peraltro dalle risoluzioni dell’Onu.
“Il lancio non è una rottura della sospensione autoimposta della Corea del Nord di test nucleari e missili a lunga gittata (Icbm). È il modo di Kim Jong-un di dimostrare che le capacità militari sono più avanzate oggi rispetto a due summit fa”, ha osservato Suzanne DiMaggio, negoziatrice Usa di lungo corso con Pyongyang.
Più sorprendente è perciò stato l’attacco a Pompeo. Ogni volta che il segretario di Stato “infila il naso, i colloqui finiscono senza risultati. Temo che se Pompeo riprenderà i negoziati, il tavolo sarà ancora in pessime condizioni”, ha avvertito Kwon Jong-gun, capo del dipartimento per gli Affari americani del ministero degli Esteri.