‘Si stava inserendo nel giro’
Condannato il 53enne macedone al quale erano stati sequestrati grandi quantitativi di droga Inflitti due anni di carcere, di cui uno da espiare. La scoperta in un’abitazione di Lottigna risale al maggio 2018.
«Si stava preparando a inserirsi nel mondo del narcotraffico in modo imprenditoriale. Fortunatamente i quantitativi in questione non sono finiti in circolo solo grazie al suo arresto». Così la giudice Manuela Frequin Taminelli prima di pronunciare la sentenza nei confronti del 53enne cittadino macedone giudicato colpevole di infrazione in parte aggravata alla Legge stupefacenti, truffa, infrazione alla Legge stranieri e a quella sulle armi e munizioni. Reati per cui la Corte delle Assise correzionali di Blenio lo ha condannato ieri a una pena detentiva di 24 mesi, di cui 12 da espiare e i rimanenti sospesi per un periodo di prova di cinque anni. L’uomo è stato inoltre espulso dalla Svizzera per sette anni. Contando il carcere preventivo già sofferto, il 53enne uscirà di prigione a inizio maggio, a un anno esatto da quando era stato arrestato nell’ambito di un controllo radar. Nella vettura gli agenti avevano trovato alcune bustine di cocaina per circa 40 grammi. Durante la successiva perquisizione dell’abitazione a Lottigna presa in affitto, si sono trovati di fronte a un autentico deposito di stupefacenti: 130 grammi di cocaina, 102 chili di hashish (uno dei sequestri più importanti effettuati in Ticino negli ultimi 25 anni), 9 di marijuana, 286 piantine di canapa light coltivate in soffitta, una pistola e tre fucili privi di autorizzazione. Valore al dettaglio della droga, oltre 2 milioni di franchi. «Pessima – secondo la giudice – la figura fatta oggi in aula dall’imputato» durante l’istruttoria, quando «ancora una volta è risultato del tutto non credibile». Dopo diverse versioni contrastanti fornite in sede d’inchiesta, ieri l’uomo ha dichiarato di aver ricevuto in regalo marijuana e hashish tramite un’organizzazione con sede a Zurigo. Da dove provenivano anche i 170 grammi di cocaina (con un grado di purezza all’89%) trovati in auto e al domicilio. Un quantitativo – ha sostenuto l’imputato – che usava come campione al fine di trovare acquirenti sulla piazza ticinese. «Ma non ho mai venduto nulla», ha assicurato.
Campione da 2 etti? ‘Non verosimile’
La Corte non ha tuttavia considerato «verosimile» che la cocaina fosse un semplice campione, accertando quindi che la merce detenuta dal 53enne – soprannominato ‘il vecchio’ e conosciuto dai consumatori nel Bellinzonese – fosse destinata ai consumatori. «È notorio che in questo contesto – ha affermato la giudice – un campione è sempre costituto da pochi grammi, e non certo da etti di tale purezza». Dagli atti la Corte non ha però potuto accertare, «al di là di ogni ragionevole dubbio», che l’uomo fosse già «attivo» nella vendita di cocaina al momento dell’arresto. Ciò ha fatto cadere l’imputazione del reato più grave. E di conseguenza – poiché non si è potuto associare allo spaccio le 58 operazioni di accredito bancario effettuate tra il 2016 e il 2018 – è stato assolto anche dal reato di riciclaggio di denaro. Discorso diverso per l’alienazione di marijuana e hashish, avendo la Corte giudicato credibili le testimonianze di alcuni acquirenti. Casi tuttavia non sufficienti per giustificare i 98mila franchi versati sul conto corrente. Soprattutto per chi vendeva ventilatori. Un impiego, dal 2014 al 2018, svolto peraltro senza permesso, che non possedeva nemmeno per soggiornare. Nel 2014 l’uomo si era infatti visto rifiutare la richiesta di rinnovo del permesso B. Di fronte all’ordine di lasciare il Paese, aveva finto di trasferirsi in Macedonia, continuando invece a lavorare in nero in Svizzera e iniziando ad avvicinarsi al traffico di stupefacenti. Avendo così ottenuto dalla Cassa pensione il versamento della prestazione di libero passaggio per 13mila franchi, la Corte lo ha condannato per truffa. Tornando alla droga, durante l’inchiesta ha più volte dichiarato di aver avuto il campione di cocaina in vista dell’acquisto di una grande partita, nell’ambito del quale la sua percentuale di guadagno era già stata pattuita. Un’ipotesi tuttavia esclusa dalle prove: se non fosse stata scartata, avrebbe portato l’imputato dinanzi a una Corte delle Assise criminali, «confrontato con un reato ben più grave di quello addebitato oggi», ha sottolineato la giudice.