Argo 1, perché ‘Le Monde’
All’articolo del signor Willy Baggi, apparso su questo quotidiano mercoledì scorso, devo una risposta, anche perché l’autore me l’ha chiesta. Eccola.
La frase estratta dal giornale ‘Le Monde’, ossia “il talento, lungi dal rivestire d’innocenza coloro che lo maneggiano, li rende più responsabili (…)
(…) e l’autorità intellettuale non può essere esercitata impunemente” e riportata nel mio articolo del 13 corr., pure su ‘laRegione’, indica in modo preciso, a chi non andava a genio, come trovare facilmente l’intero articolo del prestigioso giornale; giornale al quale ho fatto capo non “per dare un tocco cultural brillante al suo (leggi mio) intervento”, come pretende il mio censore, ma semplicemente perché è il mio “maître à penser” da 68 anni, al punto che lo cito spesso sia nei conversari sia negli scritti, persino negli allegati giudiziari. Non avrei dovuto citare la fonte? A parte il fatto che il plagio non fa parte delle mie abitudini, chissà cosa avrebbe dovuto sentire la persona “di raffinata cultura” come ironicamente mi designa il mio contraddittore. Ma determinante, per chi non è prevenuto, è che la frase, manifestamente, è generale, applicabile ad ogni eccesso, in qualsiasi ambito e proveniente da chiunque, perciò l’ho considerata e la considero “pertinente”, ora anche per il mio contradditore e per Aldo Sofia, del quale non conoscevo l’articolo, in quanto è stato pubblicato contemporaneamente, anzi in parallelo, con il mio.
Per la vicenda Argo 1, il signor Willy Baggi si ferma alla negligenza, però aggiunge: non vi è solo quella, perché “ci si dimentica la bocciatura sentenziata dal Tribunale amministrativo Federale, della pianificazione ospedaliera votata dal Gran Consiglio il 15 dicembre 2015”. Ma detta pianificazione è il frutto non solo del Dipartimento delle opere sociali, ma anche della Commissione sanitaria, del Consiglio di Stato e, in modo determinante, del Gran Consiglio, quindi, semmai, si potrebbe parlare solo di negligenza collettiva e in buona compagnia. Però, sia per Argo 1, sia per la pianificazione che cosa c’entra l’etica? E perché continuare a rimproverare a Paolo Beltraminelli di averla violata? Non è stato umiliato abbastanza per la negligenza commessa, subito ammessa senza se e senza ma? La passione ha accecato la ragione?
Quanto ai “vari Bruschetti, Gilardi e Regazzi” non posso pronunciarmi, perché non so precisamente, se e se sì, che “merito” hanno avuto nella disfatta di Paolo Beltraminelli. Comunque, se del caso (loro lo sapranno), quanto detto sia nel mio articolo del 13 corr. sia in questo, varrebbe anche, e direi soprattutto, per loro in quanto Ppd con cariche nel Partito e/o istituzionali. “Preferisco un franco nemico a un buon amico che mi graffia” (l’aforisma è in francese, ma lo dico in italiano e non l’autore per evitare che il mio censore lo consideri “raffinata cultura”). Una cosa però mi preme: da alcuni anni l’avvenire del Partito mi preoccupa molto, ora ancora di più, per cui spero vivamente che Raffaele De Rosa, unitamente ai vertici, possano invertire la curva, perciò fare è urgente, a mio giudizio, calmare gli spiriti più arditi che riflessivi. Per quanto concerne gli intendimenti, gli argomenti, i riferimenti, le conclusioni e i toni, faccio semplicemente riferimento al confronto tra l’articolo del signor Willy Baggi e il mio.
Però devo riparare una negligenza, ossia l’aver omesso di elogiare i “Colleghi di governo” per la solidarietà dimostrata nei confronti di Paolo Beltraminelli. Lo faccio ora: “Giù il cappello!”.