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‘Bruciato dalla coca’

Ryan pensava di avere il controllo. ‘Che stupidità! La droga mi ha portato via tutto’ La notte di Natale, si fa la prima pista in discoteca con un amico di tirocinio, l’iniziale euforia lascia presto il posto al panico, medicato con fiumi di vodka. La sto

- di Simonetta Caratti

«È bastata una serata in discoteca. Da allora la coca mi ha rovinato la vita, all’inizio mi sentivo un Dio, più spigliato con le ragazze. Poi è iniziato il panico, ogni volta che tiravo mi bloccava il respiro, mi sembrava di morire, ero talmente in paranoia che non riuscivo nemmeno ad uscire di casa. Dopo la pista, avevo bisogno di vodka per placare l’ansia. Andava sempre peggio. Un vero inferno. Pensavo di poter controllar­e tutto. Che stupidità! La droga ha preso velocement­e il sopravvent­o. All’inizio mi ‘spaccavo’ solo nel weekend, ma ben presto facevo ‘serata’ anche in settimana, sono scivolato velocement­e nella dipendenza. Sono arrivato a rubare soldi a mia madre per la cocaina e l’ecstasy». Incontriam­o Ryan, 30 anni, in un bar a Lugano, vicino al Centro di accoglienz­a diurno Ingrado, con noi c’è anche un operatore di strada. La droga gli ha portato via tutto. Vorrebbe che altri, ascoltando la sua via Crucis, evitassero di farsi male. Soprattutt­o tanti ragazzini che prendono ecstasy per curiosità e poi si trovano intrappola­ti in un inferno. «Andrei anche nelle scuole a parlare della cocaina, dell’ecstasy, di come queste droghe ti ingabbiano, perché in Ticino la coca viene spacciata anche alle medie». Soprattutt­o in questa fase di crescita, le droghe possono far deflagrare psicosi o malattie latenti. «La canapa può scatenare stati psicotici, la cocaina può amplificar­e e acutizzare ansia, paranoia e panico», spiega l’operatore di strada. Così è successo a Ryan. Cocaina ed ecstasy hanno fatto emergere tratti ansiosi della sua personalit­à. Lui è andato in tilt. «Per gestire il panico c’era solo l’alcol».

‘Le sniffate mi davano istinti cannibali’

Come alla ‘roulette russa’, gli effetti variano da persona a persona. E la potenza aumenta: cannabis con più Thc, cocaina ed eroina più pure. Ryan oggi ha 35 anni ed è in assistenza. Il suo primo tiro è stato a 18 anni, una sera in discoteca, poi è arrivato il resto: ecstasy, Lsd, alcol. Ha perso gli amici d’infanzia, sostituiti da ‘amici’ di tirata. Tutto è iniziato la notte di Natale. «L’atmosfera in famiglia era tesa, mio padre era ammalato. Sono uscito con un amico di tirocinio e siamo andati a ballare. Mi ha offerto la coca. Non ho sentito nulla. Gli ho chiesto di darmene una seconda dose. Quella mi ha tirato su. Mi sentivo euforico, avevo l’illusione di essere più sicuro. La mia timidezza era scomparsa», dice. Mentre parDa la si rolla una sigaretta. Intanto la cameriera ci ha portato tre succhi di frutta.

Ryan è un fiume in piena: «Ad ogni sniffata mi saliva il panico, sono finito diverse volte al Pronto soccorso. Quando la fumavo, la scarica mi arrivava dritta al cervello, non riuscivo più a controllar­mi. Ho spaccato le porte di casa, mi sono tagliato la pancia con un coltello, mi saliva una voglia irrefrenab­ile di uccidere mista a istinti cannibali. Per calmarmi prendevo la Vodka», ricorda.

La coca ha aperto un nero abisso dentro di lui. «Un giorno mia madre mi ha dato il sacco a pelo e mi ha detto: ‘Non ti voglio più a casa’. Vedeva che mi distruggev­o, ma non sapeva come aiutarmi. Tra noi non c’era dialogo. Ho dormito nei parchi di Lugano, poi sono finito da un amico eroinomane. Lì ho iniziato a tirare anche in settimana. Il giorno seguente ero depresso, vedevo tutto nero, e non riuscivo ad andare al lavoro». Con un apprendist­ato in tasca, dai 18 ai 28 anni perde diversi posti anche se è bravo nella sua profession­e. «Quando lavoravo in Svizzera interna guadagnavo bene, potevo pagarmi la coca, poi ho perso tutto. Ho pregato mia madre di far sparire i soldi da casa. Avevo già rubato una volta, non riuscivo a controllar­mi».

La polvere dei bancari e lo spaccio

A Lugano, spiega, non era difficile trovarla. «Avevo i miei canali, mi rifornivo dai bancari, loro hanno quella migliore». Poi la droga si è presa tutto, i soldi non c’erano più... «Fidati, un modo lo trovi. Io l’ho spacciata e non ne vado fiero», dice con un fil di voce. qualche anno Ryan ha dato una svolta alla sua vita, o almeno ci sta provando. «Un giorno mi sono detto basta: ‘O smetto o mi uccide lei’. Sono andato in comunità per disintossi­carmi. Non nascondo che ho ricadute. Non vado più a cercarla. Confesso però, che se me la offrono, non sempre sono abbastanza forte per rifiutarla». Butta lì una giustifica­zione: «Quando hai visto tutto nero per anni, abituarsi a stare bene può anche spaventare».

Gli chiedo cosa direbbe ad un adolescent­e per non farlo iniziare: «Una volta che inizi, non torni più indietro. Tu smetti di esistere, c’è solo lei. Vai incontro alla morte. Anche la canapa è pericolosa, ti può scatenare un inferno dentro, come è successo a me».

Una vera roulette russa. «Si, quando inizi è già troppo tardi», conclude.

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TI-PRESS ‘Tu smetti di esistere, c’è solo lei’

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