‘Affaire Finmeccanica’, assolti gli ex Ad
Solo un consulente arrestato a Lugano, rischia di risultare l’unico condannato
“Non è stato acquisito alcun riscontro di pagamento diretto o indiretto a un pubblico ufficiale (il capo di Stato maggiore dell’aviazione indiana, ndr), non vi è prova d’accordo corruttivo, né consapevolezza di un patto corruttivo dell’intermediario (i tre consulenti: un inglese, un italo-svizzero e un italo-statunitense, gli ultimi due residenti a Lugano, ndr)”. È questo il passaggio più significativo delle motivazioni di sentenza (depositate venerdì) con le quali i giudici della III sezione della Corte di Cassazione lo scorso 28 maggio hanno definitivamente assolto Giuseppe Orsi e Bruno Spagnolini, ex Ad di Finmeccanica e AgustaWestland, dall’accusa di corruzione internazionale e false fatture. Arrestati il 12 febbraio del 2013 per una presunta maxi tangente per oltre 50 milioni di euro che per il magistrato inquirente Eugenio Fusco, era stata pagata per ottenere una commessa da 556 milioni di euro per la fornitura di 12 elicotteri AW101 all’India. La sentenza della Suprema Corte sembra porre fine a un processo mai iniziato: quello che si sarebbe dovuto celebrare davanti ai giudici del Tribunale di Busto Arsizio nei confronti di una decina di imputati, fra cui due dei tre intermediari, il consulente inglese e l’italo-svizzero. Il consulente italo-statunitense, arrestato a Lugano, estradato in Italia, rischia di risultare l’unico imputato a essere stato condannato per l’ ‘affaire Finmeccanica’. Tuttavia l’assoluzione di Orsi e Spagnolini non dovrebbe influire sul processo che si sta celebrando a Nuova Delhi nei confronti di una ventina di imputati, fra cui gli ex vertici di Finmeccanica e AgustaWetland e i tre consulenti. Alla sentenza del 28 maggio scorso si è arrivati a conclusione di un percorso giudiziario controverso. I giudici della Suprema Corte hanno respinto il ricorso del Pg di Milano contro la sentenza emessa dalla Corte d’appello di Milano l’8 gennaio 2018. Confermando l’assoluzione degli imputati sono stati rigettati anche i ricorsi dell’Agenzia delle Entrate e del ministero della Difesa dell’India. I giudici della III sezione della Corte d’appello di Milano, dove il processo era tornato a seguito di una decisione della Cassazione, avevano stabilito che non c’era “prova sufficiente’’.