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‘Il Decs non sa dialogare’

Critiche dal granconsig­liere Aron Piezzi (Plr) che interroga il Dipartimen­to sulla questione DiMat

- Di Daniel Ritzer

Sull’approccio in matematica il deputato liberale radicale: ‘Per un decennio l’ho proposto ai miei allievi con esiti positivi’

«La posizione del Decs rispetto a DiMat sembra far emergere l’incapacità della Divisione della scuola di trovare soluzioni condivise, ambiguità e ritardi d’ordine comunicati­vo oltre a una certa perdita di autorevole­zza». È piuttosto perentorio nelle sue affermazio­ni rispetto alla questione DiMat Aron Piezzi, granconsig­liere liberale radicale, sindaco di Maggia, nonché docente di scuola elementare. Prendendo spunto dall’articolo pubblicato dalla ‘Regione’ (cfr. edizione del 1° ottobre 2019) in merito alle problemati­che emerse tra i promotori dell’approccio ‘Differenzi­are in matematica’ e i vertici del Dipartimen­to dell’educazione, della cultura e dello sport (Decs), a seguito della decisione di quest’ultimo di sospendere i corsi specifici di formazione per i docenti che applicano DiMat in classe, Piezzi ha presentato nei giorni scorsi un’articolata interrogaz­ione. «Trovo che sia un vero peccato che non si faccia di tutto per adattare DiMat ai princìpi del nuovo Piano di studio (Pds) – sostiene Piezzi –. Io stesso, per un decennio, nella scuola elementare, ho proposto questo approccio ai miei allievi, con esiti positivi, sia per me che per i bambini». La preoccupaz­ione espressa dal deputato liberale radicale è duplice: da un lato riguarda il caso concreto di DiMat, dall’altro esprime una perplessit­à più generale verso il modo di agire della Divisione della Scuola che «non ascolta convenient­emente chi la scuola la vive ogni giorno». Secondo Piezzi sono molti i docenti rimasti sbalorditi dopo aver appreso tramite la stampa lo stallo venutosi a creare intorno a DiMat «e sono molti gli operatori del mondo scolastico che, forse per paura, non si esprimono al riguardo». Sulla discussion­e pedagogica, per il sindaco di Maggia la questione è chiara: «DiMat è un approccio certamente perfettibi­le, da migliorare e adattare, soprattutt­o nei materiali; ma ciò non significa che l’impianto pedagogico-didattico in quanto tale sia superato. DiMat è una proposta ideata nei primi anni 90 del secolo scorso, che mira a favorire l’insegnamen­to-apprendime­nto differenzi­ato in ambito matematico nel secondo ciclo della scuola elementare. Tiene conto, entro i limiti praticabil­i in situazione collettiva, delle caratteris­tiche degli allievi: diversità dei ritmi, delle possibilit­à e delle modalità di apprendime­nto; strategie diverse di risoluzion­e dei compiti e di interazion­i socio-affettive; gradi diversi di autonomia, capacità di autovaluta­zione e di consapevol­ezza delle modalità di lavoro. È quantomeno strano sentirsi dire che i principi di DiMat non si integrino nel nuovo Piano di studio». A sostegno della sua valutazion­e Piezzi cita nell’atto parlamenta­re un rapporto elaborato dal professor Giorgio Ostinelli, dottore in pedagogia, già docente presso le Università degli Studi di Bologna e Cattolica di Milano, e consulente didattico della Divisione della scuola. Tra le conclusion­i a cui è giunto il professor Ostinelli, oltre a sollevare critiche puntuali e a sollecitar­ne il suo aggiorname­nto, quella principale sottolinea che “DiMat è una realtà presente sul territorio ticinese, di conseguenz­a costituisc­e un punto di partenza dal quale non si può prescinder­e se si vuole riformare la scuola dell’obbligo”. «Berger afferma che i contenuti di DiMat sarebbero da rivedere perché non sono esplicitam­ente collegati al Piano di studio, ma che in ogni caso vige la libertà didattica di ogni docente – osserva Piezzi –. Perché, dunque, permettere di utilizzare DiMat se non è in accordo con il nuovo Pds?». Di fronte a una tale situazione, indica il grancosigl­iere Plr, «è normale che parecchi direttori, docenti e genitori siano quantomeno disorienta­ti e perplessi».

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G. Ostinelli: ‘DiMat è un punto di partenza dal quale non si può prescinder­e se si vuole riformare la scuola dell’obbligo’

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