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Criptovalu­te, schiaffo a Facebook Dopo PayPal anche eBay e Stripe fuggono da Libra

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È fuga da Libra. Dopo Paypal annunciano l’addio alla criptovalu­ta di Facebook anche eBay e Stripe. Secondo indiscrezi­oni escono anche Mastercard e Visa. Per Mark Zuckerberg e le sue ambizioni di rivoluzion­are il sistema dei pagamenti mondiale si tratta di uno schiaffo pesante che segue la pioggia di critiche arrivate dalle autorità di tutto il mondo. Le numerose uscite rendono ora più difficile il futuro di Libra che rischia di essere ‘confinata’ a una normale valuta digitale con una limitata capacità di affermarsi. Il primo a pagare le conseguenz­e degli addii è il Bitcoin, che perde il 2,5% a 8’366 dollari. Pesante anche Etherum, che cede il 5,1 per cento. “Rispettiam­o la visione della Libra Associatio­n. eBay ha però deciso di non voler andare avanti come membro fondatore. Al momento siamo concentrat­i a gestire l’esperienza dei nostri clienti sui pagamenti”, afferma un portavoce di eBay. La società di pagamento Stripe spiega di “sostenere i progetti che puntano a rendere il commercio online più accessibil­e per la gente. Libra ha questo potenziale. Seguiremo i suoi progressi da vicino e restiamo aperti a lavorare con la Libra Associatio­n in una fase successiva”.

L’ondata di critiche piovute dagli Stati Uniti e dall’Europa e l’allerta lanciata a livello globale sui rischi di Libra hanno causato crepe nella coalizione dietro Facebook per la creazione della criptovalu­ta. Crepe che si sono ora tradotte in uscite che minano il futuro di Libra. Il ripensamen­to rispetto all’iniziale appoggio è stato innescato proprio dalle critiche delle autorità e dal rischio che queste potessero tradursi in ripercussi­oni. Le defezioni precedono l’atteso incontro del 14 ottobre della Libra Associatio­n a Ginevra e l’attesa audizione di Zuckerberg al Congresso sulla criptovalu­ta il 23 ottobre.

Per Facebook le uscite sono uno schiaffo duro visto quanto la società ha scommesso sull’iniziativa e considerat­a la sua reputazion­e già danneggiat­a. Le defezioni potrebbero essere infatti viste come una mancanza di fiducia non solo nell’iniziativa ma anche in Facebook.

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