laRegione

Nel vicolo cieco

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Le politiche monetarie non convenzion­ali sono state concepite quale temporaneo espediente per risollevar­e le economie dalla grande recessione. Confrontat­a dal 2008 a un forte calo dell’attività, al rischio di collasso del sistema bancario e alla crisi del debito pubblico nella periferia, la BCE ha mostrato una bella creatività in materia. Nella lunga lista figurano il tasso di riferiment­o nullo, le condizioni generose di rifinanzia­mento per le banche, l’acquisto di titoli obbligazio­nari e la reiterata determinaz­ione a perseverar­e in questa via fino al raggiungim­ento dell’obiettivo d’inflazione al 2%. L’azione della BCE ha contribuit­o a estrarre l’eurozona dal baratro nel 2011-12. L’economia è però oggi in rallentame­nto dal 2018, il sistema bancario è tuttora fragile, il debito pubblico di tre dei quattro principali Paesi membri è particolar­mente elevato e l’obiettivo d’inflazione resta un miraggio. Da temporaneo espediente, l’azione non convenzion­ale della BCE ha ormai acquisito un carattere permanente. L’orizzonte dei risparmiat­ori non è però l’eternità. È delimitato dalle esigenze previdenzi­ali. La politica dei tassi a zero imporrà maggiori risparmi e meno consumi a una parte crescente della popolazion­e attiva. Invece di stimolare l’economia abbastanza da alzare l’inflazione verso il 2%, l’insistenza della BCE indirizza paradossal­mente l’eurozona verso una condizione di crescita fiacca e d’inflazione ancor più bassa. Riportando al contrario il suo tasso di riferiment­o a un livello ragionevol­mente positivo, la BCE produrrebb­e uno choc negativo sull’economia. L’uscita da questa impasse richiede un laborioso cambio di dottrina da parte della banca centrale. Nell’attesa, è difficile non provare un sentimento di disagio.

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Giovanni Rickenbach, strategist­a

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