‘Embargo armi non ci ferma’
Pressing della Merkel (‘Stop ai raid’), minacce di sanzioni. Tutto inutile, Erdogan continua a colpire
Trump ritira le truppe Usa dal nord della Siria abbandonando gli alleati curdi. Francia e Germania vietano la vendita di armi alla Turchia. Oggi vertice dei ministri Ue.
Washington – L’annuncio stavolta arriva dal numero uno del Pentagono, Mark Esper, nel corso di un’intervista televisiva: Donald Trump ha ordinato il ritiro delle truppe Usa nel Nord della Siria. Una decisione shock, con la quale gli Stati Uniti abbandonano gli alleati curdi, travolti da un’offensiva turca che sta assumendo dimensioni molto più vaste del previsto e costretti a chiedere aiuto al regime siriano di Assad. Del resto Recep Tayip Erdogan lo ha detto chiaramente: “Nulla potrà fermarci”, nemmeno l’embargo sulle armi annunciato da Francia e Germania e sul quale si pronunceranno i ministri degli Esteri dell’Ue. Tantomeno la minaccia di severissime sanzioni che arriva da Washington sembra intimorire il leader turco: “Quelli che pensano di bloccarci così si sbagliano di grosso”, ha detto alla tv di Stato. Che Erdogan sia irremovibile alla Casa Bianca e al Pentagono è ben chiaro. Così come pochi sono i dubbi sulla scelta fatta da Trump, sempre più convinto di portare avanti la sua linea di un disimpegno dal conflitto. Questo nonostante le preoccupanti voci che parlano di vittime, di migliaia di civili in fuga e di centinaia di prigionieri jihadisti già scappati da un campo nel Nord-est della Siria. “Nelle ultime 24 ore – ha spiegato ieri Esper alla Cbs – abbiamo appreso che le milizie curde stanno provando a strappare un accordo con siriani e russi per una controffensiva contro i turchi nel Nord (poi raggiunto, vedi box, ndr). Se rimanessimo lì rimarremmo intrappolati tra due forze armate che avanzano: una situazione insostenibile”. L’affondo più deciso nei confronti di Erdogan arriva dall’Europa, dove Macron e Merkel hanno già vietato la vendita di armi all’alleato turco. La cancelliera, alla vigilia della riunione dei ministri Ue di oggi a Lussemburgo, ha chiesto ad Erdogan “un’immediata fine dell’operazione militare” che rischia di destabilizzare l’intera regione e ridare forza all’Isis.