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‘Meglio, sì’. Ma non basta

Il Lugano di Kapanen e un weekend a secco. ‘Basta guardare ai tiri bloccati e no’. Su Spooner. ‘Nelle prossime ore riflettere­mo’.

- Dall’inviato Christian Solari

Losanna – Prima otto partite senza mai restare a secco. Ora, invece, un weekend senza lo straccio di un solo punto. Più che dei risultati, però, ciò che dà fastidio a Sami Kapanen è qualcos’altro. «È vero, abbiamo giocato meglio di ieri (sabato, ndr) – esordisce il quarantase­ienne tecnico finlandese –. Ma se analizziam­o i dettagli, vediamo quanti dei nostri tiri abbiano bloccato i giocatori del Losanna, e quanti dei loro, invece, non ne abbiamo bloccati noi. E queste sono cose che fanno la differenza, quando si parla di successi e sconfitte».

A proposito di sconfitte: dopo quella con il Friborgo, non hai pensato di modificare qualcosa nel lineup, rimettendo in pista Spooner? «Sì, alla prima sconfitta dopo una serie di risultati utili ci si poteva porre la domanda se cambiare oppure no – spiega –. Il fatto è che i quattro stranieri impiegati nelle ultime uscite stanno giocando bene: chi avremmo dovuto lasciar fuori dopo una partita mediocre? Non dimentichi­amo che togliere qualcuno subito dopo una serata storta mette pressione sui giocatori, e alla lunga a risentirne è la loro fiducia. Tuttavia, è chiaro, sulla questione torneremo a riflettere nelle prossime ore, quando decideremo con quali giocatori vogliamo affrontare la nuova settimana». A fare la differenza, a Losanna, è stato soprattutt­o il famoso ‘killer instinct’. «Pensando al peso sotto porta, è senz’altro una cosa su cui dobbiamo crescere ancora – conclude –. Soprattutt­o dobbiamo riuscire a crearci più seconde opportunit­à, provocando le respinte del portiere. E in sostanza è stato ciò che ha saputo fare bene il Losanna contro di noi. Detto ciò, non sono preoccupat­o: una stagione è fatta di alti e bassi, e ce ne sono di cose che possono cambiare in poco tempo».

‘Sandro non poteva nulla’

Intanto, però, il risultato sono due partite senza punti. «A differenza di sabato, che è stata una serata storta dall’inizio alla fine, contro i vodesi abbiamo creato, anche se non siamo riusciti a metterli sotto pressione per tutti e sessanta minuti – dice invece capitan Alessandro Chiesa –. Quanto ai gol subiti, Sandro (Zurkirchen, ndr) non poteva farci niente: dovevamo aiutarlo di più, bloccando i tiri ma pure pulendogli la visuale. In generale, trovo ci sia anche mancata quella costanza che negli ultimi tempi ci aveva sempre permesso di tornare a casa almeno con un punto». Quel punto, in fondo, sarebbe potuto però arrivare anche stavolta. Forse vi siete buttati con un po’ troppa foga, per così dire, su quella penalità fischiata ad Almond a cinque minuti dal termine, credendo che fosse quella l’ultimissim­a occasione? «Certo è che non mancava più molto, quindi sapevamo che avremmo dovuto segnare. Però quel powerplay era cominciato bene, subito con un’occasione frutto di una trama lineare. Poi è finita com’è finita. E il Losanna, che avrà capito qual è il nostro modo di entrare nel terzo, ha letto benissimo la situazione giocando d’anticipo e con furbizia». Per chiudere definitiva­mente i conti.

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KEYSTONE Atte Ohtamaa e Matteo Nodari si contendono il disco alla balaustra

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