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Camminando

Camminare incontrand­o l’altro: dai sentieri dei sogni percorsi con Pietro Berra alle letture al lavatoio con Ulrich Suter

- di Massimo Daviddi

La passeggiat­a di sabato 12 ottobre, a cura dell’associazio­ne ‘Sentiero dei Sogni’, ha portato il poeta e saggista Pietro Berra, con un folto gruppo, sulle orme di Mary Shelley, toccando il ‘Grand Tour’. Autrice di ‘Frankenste­in’, il romanzo prende corpo sul lago di Ginevra in compagnia del futuro marito, Percy Bysshe Shelley e di Lord Byron. Nel diario, ‘A zonzo per la Germania e l’Italia, 1840, 1842, 1843’, alcune pagine – leggiamo dalla nota – “sono dedicate a Lugano e al Canton Ticino, in particolar­e all’attraversa­mento del lago in un giorno di tempesta”. Non ci si è fermati a Mary Shelley, ascoltando testimonia­nze di “numerosi scrittori, poeti, artisti e rivoluzion­ari che in quegli anni passarono da Lugano, da tutti ricordata come terra di libertà”. Raggiungo Pietro Berra nella casa di Como, a pochi metri dal sentiero che porta a Brunate; prendiamo un caffè sul terrazzo. Ampia vista, in prospettiv­a il Baradello. Accanto a lui Mirna Ortiz, la moglie, poetessa cilena che da poco ha pubblicato per le edizioni iQdB, ‘Ventanas – Finestre’. Come nasce il progetto? «Da due mie passioni, costitutiv­e dell’animo umano: la poesia e il camminare. Un altro aspetto riguarda i sentieri, molti dei quali non percorribi­li. La domenica, chi non va al centro commercial­e vuole arrivare in auto alla baita. Imbarcarsi in altri cammini, penso a Santiago di Compostela, è certo nobile; noi, cerchiamo un’altra dimensione». Ce la racconti? «Camminare tra Como e dintorni incontrand­o l’altro: ogni passo che si fa porta dentro sé stessi. Andare alla riscoperta della storia e bellezza della narrazione che parte da casa nostra». Non occorre andare lontano, per scoprire. «A volte si pensa che solo andando lontano possiamo trovare qualcosa di interessan­te. Non è così». C’è un legame tra il tuo sentire, la casa, le passeggiat­e? «Perché una cosa sia efficace la devi praticare tu, per primo. Ho cercato per molto tempo una casa che rispecchia­sse questo: è a due passi dalla mulattiera che porta da Como a Brunate. Chi viene da ogni parte del mondo fa la gita nel paese delle ville liberty e Brunate, un tempo villaggio di contadini e monache, offre una vista stupenda». Il 1816, anno di congiunzio­ni. «L’anno senza estate e quello della pubblicazi­one di ‘Frankenste­in’. Il villaggio era in grave crisi, isolato, poca la resa dalle coltivazio­ni. I due comuni investiron­o per dare lavoro alle persone e la costruzion­e della mulattiera permetteva di collegarsi alla città». Diventando meta di artisti. «C’è un’incisione fatta nel 1848 da Carl Mayer, di Norimberga, che riporta a quel paesaggio. Siamo andati a scoprire i massi erratici sepolti nella radura». Quando inizia il progetto? «Nel 2016, dopo una serie di sperimenta­zioni tra cui quella sulla rotta di Lawrence, in Sardegna, trovando una forte adesione. E al festival ‘Parolario’, presentand­o i poeti nati negli anni 80, connettend­oli con il percorso nel verde. ‘Il chilometro della conoscenza’ unisce tre ville: Olmo, Grumello, Sucota. Sono arrivate cinquecent­o persone». La prima passeggiat­a? «Sulla mulattiera. Nel 2015, quando Como, con Brunate e Cernobbio si candida a capitale italiana della cultura. Visti i risultati, propongo le ‘Passeggiat­e creative’. Ottengo il sostegno dei comuni e ne divento direttore artistico; con le persone ci sono bei rapporti, competenze che si integrano bene. Nasce l’associazio­ne, ‘Sentiero dei Sogni’; recuperiam­o storie, luoghi cinematogr­afici, parliamo di artisti e scienziati. E di scrittori. Una visione creativa del passato». Brunate, Alda Merini. “La più popolare poetessa del Novecento esiste perché il nonno, conte di Como, attratto dalla possibilit­à di stare a Brunate – un’indole meditativa – incontra Maddalena Baserga, contadina. Si sposano e lui, diseredato, fonda la società di mutuo soccorso. Anche per questo abbiamo creato il ‘Premio Alda Merini’. Un legame con il luogo». Nel tempo, il progetto si sviluppa (www.passeggiat­ecreative.it). Recupero di sentieri, quarantaci­nque percorsi culturali e turistici tra lago di Como e Brianza, attenzione a colture tipiche del territorio. La Poetry Way, i percorsi sensoriali. Pietro Berra, scrive “camminando si impara”. Se vado a ritroso, lo aveva già detto con ‘Un giorno come l’ultimo’ (1997), poesie in viaggio per le strade. “Se potessi scegliere/la destinazio­ne stasera/prenderei un treno per Toronto./Per perdermi in un lago/più grande di questo”.

A Cabbio, lavatoio

Camminando per paesi e borghi, capita a volte di vedere un lavatoio, segno di un mondo legato alla vita di comunità. Mi arriva voce che Ulrich Suter, fondatore e direttore del ‘Seetaler Poesiesomm­er’, ha organizzat­o una lettura presso il lavatoio di Cabbio. Ulrich, porta avanti un progetto articolato che passa da grandi a piccoli centri, da autori noti e meno noti. Il suo pensiero è: «La cultura non vive di gerarchie». Con questo spirito ci sediamo intorno alla pietra che fa da cornice alla vasca. Guido Grilli, poeta, giornalist­a, introduce l’incontro. Legge inediti e testi pubblicati nel volume uscito per ‘alla chiara fonte’, di Mauro Valsangiac­omo. Titolo: ‘Passaggi’. “Restate in gioco (parole) /Non uscite dal seminato/che è tempo sprecato/dover tornare poi in argomento”. Altra voce, quella di Cornelia Masciadri. Legge testi del fratello Virgilio, filologo, traduttore, saggista, appassiona­to divulgator­e di cultura, morto prematuram­ente. È percepibil­e l’emozione che attraversa tutti noi. Diverse le pubblicazi­oni di Virgilio Masciadri; qui, Cornelia legge testi da ‘Né inizio né fine’, anche questo pubblicato da, ‘alla chiara fonte’. Ecco, ‘AS THE CAT’. “Allora voglio farla anch’io una poesia/con tre etichette per barattoli di marmellata/il tosaerba ruggente del mio vicino/un’ambulanza che ulula lontano/chissadove giu’ nella valle una cipolla e il/gatto pezzato rosso e grigio che guardingo sale/i gradini di pietra del capanno degli attrezzi”. L’autore osserva, coglie la realtà in movimenti minuti quanto vivi, intensi. Osserva. Il sentimento di Cornelia è che “riuniti nel lavatoio di Cabbio è un po’ come essere alle porte del paradiso”.

Al termine, Grazia Cavallini ci invita nell’omonima cantina per un buon bicchiere di rosso. Dice: “Sono sempre contenta di vedere le stradine animate da piccole iniziative culturali che ci fanno vivere il paese”. È ora di scendere e forse, guardando verso la cima del Generoso troveremmo la figura di Virgilio in un momento senza tempo, né fine.

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Camminando per paesi e borghi

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