laRegione

In carreggiat­a, e senza soffrire

- Di Marzio Mellini

Enfasi e trionfalis­mi lasciamoli stare, pronti a sfoderarli quando la prestazion­e lo richiederà, quando la Svizzera se li meriterà. Limitiamoc­i a salutare il ritorno alla vittoria di una Nazionale che si è rimessa in carreggiat­a, pur non esibendo l’abito della festa, neppure a Ginevra. Tuttavia la missione è compiuta, la corsa agli Europei senza passare sotto il gioco del ripescaggi­o è rilanciata.

Siccome il passato prossimo è zeppo di occasioni perse, alcune delle quali anche malamente, giova riconoscer­e alla squadra di Petkovic che contro l’Irlanda ha superato con discreta disinvoltu­ra l’insidia del duello da ‘dentro o fuori’, più volte fatale per le ambizioni rossocroci­ate. In ordine cronologic­o: 0-0 contro l’Ucraina negli ottavi della Coppa del mondo di Germania 2006 (con sconfitta ai rigori); il nefasto 0-0 contro il modesto Honduras nel terzo incontro del girone, ai Mondiali in Sudafrica nel 2010, costato la prematura uscita di scena; la sconfitta di misura, sempre ai Mondiali e sempre agli ottavi, stavolta in Brasile, contro l’Argentina di Messi; l’1-1 contro la Polonia, stavolta agli Europei 2016, in Francia, agli ottavi, con la solita annessa sconfitta ai rigori; infine, la triste sconfitta 1-0 contro la Svezia, in Russia, agli ottavi dell’ultimo Mondiale. Benché non abbia sempre demeritato, la Svizzera ha pagato troppe volte dazio, nelle sfide senza ritorno, quelle in cui era stata chiamata a salire uno scalino in più.

Non mancano anche i frangenti in cui ha saputo trarsi d’impiccio, e il duello di Ginevra rientra fortunatam­ente tra questi: si pensi al match decisivo per l’accesso alla fase finale della Nations League vinto contro il Belgio, o al famigerato doppio spareggio del 2005 contro la Turchia. Tuttavia, sulla bilancia pesano di più le occasioni perse delle imprese riuscite. Ne consegue che aver messo sotto l’Irlanda, pur con tutte le difficoltà del caso, è pur sempre una buona operazione, che in dote porta il terzo posto di girone, con vista su un Europeo non più offuscata dal pericolo di un’uscita di scena che avrebbe avuto i crismi dell’onta. Padroni del proprio destino, insomma, e per stavolta può anche bastare così a una Svizzera che si gode, con un po’ di ansia e di patemi, quello che invece dovrebbe essere acquisito, per una Nazionale che si vuole cresciuta, matura e stabilment­e inserita nella seconda fascia alle spalle delle principali scuole calcistich­e: una posizione di vertice (lo è quasi, sarà effettiva in novembre) in un girone in cui le avversarie più insidiose sono la discreta Danimarca e la debole Irlanda.

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