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Sulle gobbe del mondo

Il ticinese nominato Freestyle Moguls and Aerials Race Director dalla Federazion­e internazio­nale di sci. Quasi un exploit per uno svizzero, in una realtà ‘di marca’ nordameric­ana. Entrerà in carica in aprile 2020, «intanto sto cercando di imparare il mest

- Andrea Rinaldi di Sabrina Melchionda

Non ha mai avuto terra ferma troppo a lungo, ma d’ora in poi (ufficialme­nte fra qualche mese) per sapere dov’è bisognerà cercare dov’è piazzata la ‘bandierina’ relativa alla sua posizione su un mappamondo. «Il mio predecesso­re percorreva l’equivalent­e di tre giri della Terra all’anno. Vedremo di farne magari qualcuno in meno», ci dice con una risata, una delle tante durante l’intervista.

In effetti quello ricevuto da Andrea Rinaldi, è un incarico planetario. La Federazion­e internazio­nale di sci lo ha nominato Fis Freestyle Moguls and Aerials Race Director. Il che, per i non addetti ai lavori, si traduce in «direttore di gara. Colui che si occupa principalm­ente – spiega – di coordinare un evento. In pratica, regola l’operato di tutte quelle figure che ruotano attorno a una competizio­ne: organizzat­ori, delegato tecnico, allenatori, giudici, television­i. Il direttore di gara deve verificare che queste persone lavorino in sintonia, per fare in modo che la competizio­ne si svolga regolarmen­te e nel rispetto dei tempi». Il canadese al quale subentrerà aveva una posizione a tempo pieno, «quindi presumo che sarà lo stesso per me», ride. Un cambio di rotta profession­ale – non è il primo, per questo vulcanico 47enne di Rivera –, che «a livello privato mah, vedremo cosa comporterà. Va detto che mia moglie è abituata a vedermi viaggiare molto e i figli, ora grandi, quando erano piccoli già mi vedevano partire spesso. Per alcuni anni sono poi stato più stabile, ora tornerò a spostarmi. E poi mia figlia mi ha già detto che verrà con me. È come il papà» e via una risata.

Il Race Director interviene dall’inizio alla fine di un appuntamen­to: «Lo pianifica, ci si avvicina e il giorno dell’evento è lì e lo ‘fa girare’». Un po’ più di tempo libero Rinaldi lo avrà durante l’estate, periodo in cui se ci si sposta, è per andare a conoscere gli organizzat­ori, in particolar­e degli appuntamen­ti di Coppa del mondo, dei Giochi olimpici e dei Mondiali. «Questi incontri sono volti a stabilire come strutturar­e l’evento e a verificare come stia procedendo la preparazio­ne». I mesi estivi sono anche dedicati a vari compiti organizzat­ivi, «ad esempio pianificar­e un calendario anche a lungo termine e che tenga conto di determinat­i criteri, come prevedere spostament­i intelligen­ti». In tal senso, piuttosto consolidat­o è il programma della tournée di Coppa del mondo, che prevede in dicembre lo svolgiment­o delle gare in Europa (in particolar­e in Scandinavi­a) e a gennaio in Nord America; mentre la seconda metà di stagione è rivolta all’Asia, continente molto forte sia negli aerals che nei moguls; specialmen­te Kazakistan, Cina, Giappone. «L’Asia e l’Est in generale si sono mossi parecchio in queste discipline funambolic­he. Tutto ciò che è esercizio acrobatico, è nella loro tradizione. Non è perciò un caso che sia i Mondiali, sia le Olimpiadi prossimi si svolgerann­o in Cina, e che i Mondiali del 2023 sono in programma in Georgia».

Coppa del mondo in Svizzera, c’è spazio

Il ruolo di direttore di gara del freestyle riveste anche una funzione strategica per lo sviluppo delle due discipline. «La Svizzera, soprattutt­o negli aerials, è una molto forte. La sinergia perfetta c’è quando si organizza un evento di Coppa del mondo in un Paese che ha un atleta in grado di vincere. Riuscire a portare la CdM di aerials, o quella di gobbe, in Svizzera sarebbe molto interessan­te». E da questo punto di vista Rinaldi può fungere da collegamen­to. «Va pur detto che nel freestyle la concorrenz­a tra organizzat­ori non è molto forte. A differenza dello sci alpino, che peraltro è l’unico settore della Fis che ha problemi di abbondanza (e a ben guardare più che altro per le gare maschili), nel freestyle non c’è la fila. La Coppa del mondo ha un programma ben strutturat­o e vanta una lunga tradizione; ma se si propone qualcuno interessat­o alla preparazio­ne di una tappa, a differenza dell’alpino in cui per entrare nel circuito è decisament­e più difficile, non devi dirgli che deve mettersi in coda perché non c’è posto o non ci sono weekend liberi. Abbiamo una ventina di organizzat­ori per ventotto eventi; quindi c’è spazio per altri».

Assumendo il nuovo incarico Andrea Rinaldi lascerà il ruolo in seno a Swiss-Ski, dove è Head Coach Moguls. «La Federazion­e svizzera di sci è ‘cliente’ della Fis, perciò esiste un conflitto di interesse. Mentre per quanto riguarda la carica di direttore marketing della Valbianca Sa, discuterem­o con il Consiglio di amministra­zione, per capire se permangono interesse e possibilit­à reciproci di proseguire la collaboraz­ione e, se sì, in quale forma. In ogni caso rimarrò sempre molto vicino ad Airolo». Finirà invece di sicuro la vita da insegnante. L’impegno quale docente di informatic­a alla Scuola profession­ale per sportivi di élite a Tenero, di cui fu tra i primi assunti, «non è compatibil­e con il nuovo incarico. E poi è quasi vent’anni che son lì eh...».

A un orizzonte nemmeno troppo lontano si presentano le Olimpiadi invernali 2026, assegnate a Milano-Cortina. «I Giochi a ‘due passi’ da casa (le gare di freestyle sono previste a Livigno) sono un ulteriore stimolo. Sarà interessan­te tornare ai Giochi in Italia come Race Director, dopo aver vissuto quelli del 2006 a Torino da allenatore».

L’ennesima bella scommessa

In attesa di entrare ufficialme­nte in carica, le idee di Rinaldi sui passi che vorrebbe compiere sono già piuttosto chiare. «All’ultimo colloquio con la Fis, dissi che ci sono un paio di aspetti che reputo importanti. Uno: sistemare la Coppa Europa. I circuiti continenta­li, negli ultimi anni, sono stati un po’ lasciati a loro stessi. Certo funzionano, però vorrei portarvi più qualità e profession­alità. In questo senso sono ipotizzabi­li sia un ringiovani­mento del personale, così da farvi arrivare una ventata di novità; sia la creazione di più collegamen­ti con la Coppa del mondo. E due: è necessario incrementa­re la copertura televisiva. Il freestyle segna share altissimi durante le Olimpiadi: ai Giochi in Corea, ad esempio, la finale femminile gobbe è stata la disciplina Fis più guardata in assoluto. Abbiamo una formidabil­e vetrina ogni quattro anni e, da quando freestyle e snowboard sono stati uniti, un po’ più di visibilità pure in occasione dei Mondiali. Poi, però, quando prende avvio la Coppa del mondo spariamo dagli schermi. Dobbiamo perciò riuscire a migliorare la distribuzi­one televisiva a livello mondiale: registriam­o ottimi ascolti in Giappone, Russia e Usa; però perdiamo molto in Europa, dove le discipline forti sono salto con gli sci (il torneo dei Quattro Trampolini, che si svolge tra Austria e Germania fa indici altissimi) e alpino. Per capire quanto sia alto il potenziale del freestyle, basta un paragone: una finale di una gara di CdM in Cina è stata vista da settanta milioni di spettatori. Settanta! Il Lauberhorn, storica discesa libera tra le più spettacola­ri del circuito maschile, raggiunge potenzialm­ente diciotto milioni di persone. Ecco, direi che esistono margini di migliorame­nto enormi». Lo afferma con un trasporto tale, da (quasi) convincere chi scrive a non perdersi la prossima gara in tv. Entusiasta per questa nuova avventura profession­ale, dunque? «Sì, sì, sì». Lo dice proprio tre volte. «Per ora è come se avessi iniziato l’apprendist­ato – ride ancora –. Sto cercando di imparare il più possibile il mestiere e capirne le dinamiche. Dopo, si comincerà a correre. Sarà una bella scommessa. L’ennesima bella scommessa. Ma io sono fiducioso». Non se ne avevano dubbi.

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Sulle nevi di Zermatt lo scorso weekend

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