Una tregua-premio per Erdogan
Ankara – Tante storie per concedere a Recep Tayyip Erdogan ciò che voleva: i trenta chilometri di profondità in terra siriana, chiamati fascia di sicurezza; il disarmo e l’allontanamento delle milizie curde; e i complimenti di Washington. Alla fine di una giornata trascorsa nell’attesa di conoscere l’esito dell’incontro tra il presidente turco e il vicepresidente statunitense Mike Pence, quest’ultimo ha dichiarato di avere ottenuto l’impegno di Ankara a un cessate il fuoco di cinque giorni. “Un risultato straordinario” e “un grande giorno per la civiltà”, ha immediatamente twittato Donald Trump. “Milioni di vite saranno salvate”. Tutta biada per i suoi fan, naturalmente. E la conferma che quelle inscenate sino a ieri mattina erano manfrine per distrarre l’opinione pubblica domestica dal fatto che Erdogan aveva bombardato e invaso la Siria Nordorientale a caccia di curdi con il beneplacito statunitense. Beh, forse esagerando con l’artiglieria, al punto da meritarsi i rimproveri di Trump (“posso distruggere l’economia turca”), ma dando evidenza plastica che quella degli americani era una ritirata, confermata dalla fretta e dal piacere con cui i reparti russi hanno occupato le postazioni prima tenute dai militari Usa. E quegli ingrati di turchi ci hanno messo del loro per rovinare la festa della Casa Bianca. Il “cessate il fuoco” esaltato da Trump è stato derubricato dal ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu a “pausa” delle operazioni militari, che finiranno definitivamente solo “dopo il completo ritiro dalla regione” dei miliziani curdi, che dovranno essere disarmati e le loro strutture militari distrutte. E di che cosa accadrà “dopo”, Erdogan parlerà con Vladimir Putin, martedì a Sochi. Ben prima, cioè, di incontrare Trump a Washington, il 13 novembre. Ci sono delle precedenze: ieri l’inviato del Cremlino Alexander Lavrentyev era ad Ankara per ipotizzare una nuova mappa della regione, dopo aver consultato a Teheran l’altro sponsor di Bashar al Assad. “Mosca è il tramite tra Damasco e Ankara. Se la Russia toglie l’Ypg dalla regione insieme all’esercito siriano, non ci opporremo”, aveva detto Cavusoglu. Niente male per una giornata cominciata con la rivelazione della lettera inviata, nei giorni scorsi, nella quale Trump intimava a Erdogan (don’t be a fool). Il quale Erdogan ha voluto chiarire di averla immediatamente cestinata, per non lasciare dubbi su chi dei due è il più fool.