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Cari, ma verdi

Il nuovo direttore di Ticino Turismo Angelo Trotta racconta la sua visione

- di Lorenzo Erroi

‘Ambiente, tecnologia, mobilità e cultura’ per un settore ancora in difficoltà. ‘AlpTransit ci ha portato meno di quanto ci aspettassi­mo’.

Cento giorni sono pochi per rivoluzion­are una realtà come quella turistica, dove «il prodotto al 99% c’è già», e il difficile semmai è promuoverl­o in modo competitiv­o. Per questo Angelo Trotta, a poco più di tre mesi dalla nomina a direttore di Ticino Turismo (Tt), ci va coi piedi di piombo: «Vi presento una visione, non una vera strategia: per quella ci vuole più tempo», ha spiegato ieri in conferenza stampa. Quattro i pilastri, piuttosto classici al giorno d’oggi: “ambiente, tecnologia, mobilità e cultura”. Il tutto per rivitalizz­are un settore che genera circa un decimo della ricchezza cantonale, ma che l’anno scorso ha perso il 7,5% dei pernottame­nti. E sul quale tutti paiono avere la loro inscalfibi­le opinione, «come per il calcio».

Per la promozione, Tt si coordina con le quattro Organizzaz­ioni turistiche regionali (Otr) e con le associazio­ni del settore alberghier­o e gastronomi­co, e gestisce circa 7 milioni di budget con una trentina di collaborat­ori. Fra i progetti da realizzare: pacchetti ‘trasversal­i’ che combinino trasporti, pernottame­nti e attrazioni, marketing digitale – ovviamente –, e l’elaborazio­ne di offerte su misura, dato che il turista di oggi pare sempre meno interessat­o alle soluzioni standardiz­zate e alle grandi comitive.

Infine Ticino Ticket 2.0: la nuova versione della carta offerta ai turisti – che combina trasporti gratuiti e agevolazio­ni agli ingressi in varie strutture – andrà resa disponibil­e in formato elettronic­o e comprender­à un ampliament­o dell’offerta culturale.

Trotta, i numeri che ha illustrato mostrano un turismo di anziani, seppure molto fedeli. Lei mira ad abbassare l’età media, e vede possibilit­à di sviluppo nei flussi dalla Romandia, dalla Germania e dall’Italia. Tuttavia resta un enorme ostacolo che ferma tedeschi e italiani: i prezzi. Dobbiamo fare attenzione a non cadere in luoghi comuni: possiamo essere una destinazio­ne interessan­te anche per loro. La nostra vocazione rimane quella di essere attrattivi per un turismo di qualità. Turisti coi soldi, insomma.

Sì, anche. Ma ci può essere anche la classe media. L’importante è che il turista consumi. Il prezzo comunque dipende dal singolo imprendito­re: bisogna tenere conto del fatto che in settori come la gastronomi­a si lavora già con margini estremamen­te ridotti.

Una volta, col segreto bancario, a trascinare il turismo ‘di qualità’ erano i clienti facoltosi attirati dalla piazza finanziari­a. La fine di questo flusso rischia di desertific­are Lugano e il Sottocener­i?

Non necessaria­mente. È vero che allora attiravamo un potente turismo di business. Ora lo sforzo è quello di ripopolare i centri. Lugano deve riscoprire una vocazione di città. In questo senso intendiamo spingere sul turismo di business e congressi, ma importanti sono anche fattori come la gastronomi­a e la cultura. Si è parlato di città ‘smart’.

Ecco, però se dice città ‘smart’ si pensa a una città giovane, piena di bar, di offerte accessibil­i. Oggi una giornata a Lugano è una spesa importante perfino per i residenti.

Ci hanno penalizzat­o l’euro debole e il fatto che altre destinazio­ni siano diventate sempre più competitiv­e – la facilità di andare a Ibiza o alle Canarie porta via il giovane tedesco da Locarno.

Peraltro anche per gli svizzeri, con AlpTransit, è sempre più facile fare ‘tutta una tirata’ verso realtà più grandi come Milano (o viceversa Zurigo). E le vicende dell’aeroporto non aiutano.

Quanto ad AlpTransit, ci ha portato meno di quanto ci aspettassi­mo a livello turistico, nonostante i treni pieni. È chiaro poi che un aeroporto è importante per portare i clienti business, ma non solo loro. Nel caso non si riescano a garantire i collegamen­ti con Lugano, bisognereb­be allora potenziare molto i trasporti con Malpensa.

App come Airbnb – che permettono di trovare alloggio in case private – potrebbero promuovere accessibil­ità e competitiv­ità?

È un fenomeno che va regolament­ato, per assicurarc­i ad esempio che si versino le tasse di soggiorno. Dopodiché queste soluzioni possono anche introdurre più competitiv­ità. Fondamenta­le è che si tratti di una competizio­ne equa, per un giusto rapporto qualità/prezzo. Il turismo è un settore dalla molta manodopera, e per essere competitiv­o pur con margini sempre più ridotti impiega molti frontalier­i. È un modello sostenibil­e per il futuro? Occorre studiare modelli equilibrat­i. Per esempio con soluzioni contrattua­li che permettano residenze stagionali, prendendo domicilio in regioni svizzere diverse a seconda della stagione, come si sta facendo nei Grigioni. Su questo si dovrebbe costruire di più.

Cosa ‘invidia’ agli altri cantoni? Alcuni hanno la fortuna di avere attrattive che si vendono da sole, come il Matterhorn e St. Moritz. Poi ci sono modelli di successo specifici, ad esempio quelli di Ginevra e Lucerna per quanto riguarda il turismo dei congressi e del business. Un settore da potenziare, come anche quello delle mountain bike, che richiede migliori mappature e più promozione.

Oggi si parla molto anche di ecososteni­bilità. È solo una moda?

Il fatto che se ne parli molto rende necessario anche per noi comunicare in questo senso. Ma si tratta soprattutt­o di difendere il territorio, che è anche il nostro patrimonio principale. E il clima è la prima ragione per la quale oggi i turisti scelgono il Ticino.

In futuro si paventa l’istituzion­e di un ‘sustainabi­lity manager.’

Il manager per la sostenibil­ità può anzitutto studiare le soluzioni esistenti, misurare le emissioni di albergator­i, ristorator­i, traffico. E di conseguenz­a elaborare modelli turistici attenti all’ambiente. State investendo anche sugli strumenti digitali. In che modo? Anzitutto con DESy (‘Digital Destinatio­n Evolution System’, ndr), la piattaform­a digitale che ci permette di raccoglier­e e analizzare sempre più informazio­ni sui flussi turistici. Voglio lavorare per misurare sempre di più il ritorno generato dai nostri investimen­ti, ed elaborare soluzioni mirate.

Poi ci sono i famosi influencer che possono fare la (s)fortuna di un territorio sui social, come fu nel caso delle ‘Maldive’ verzasches­i… Anche in questo caso, parte del budget serve a promuovere la loro attività. Ma anche qui mi interessa poi misurarne meglio gli effetti, che cosa portino effettivam­ente, per generare un tipo di turismo che risponda ai nostri interessi.

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TI-PRESS ‘Il mercato globale è in forte accelerazi­one’. Noi no

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