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Due storie struggenti

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Oggi vi abbiamo raccontato due storie, dal punto di vista degli animali. Da una parte abbiamo raccontato l’odissea di una tartaruga marina, protetta secondo diverse leggi internazio­nali, dall’altra la storia di una rana tigrina, che invece allo stato attuale non gode di alcuna protezione. Questo per dirvi che anche se un animale non è protetto, non significa che non soffra o che le nostre azioni non abbiano alla lunga delle conseguenz­e serie sulla biodiversi­tà mondiale. Neanche quando un animale è protetto significa che è al sicuro. Basta vedere la nuova legge sulla caccia, che prevede l’abbattimen­to preventivo di animali protetti dalla Convenzion­e di Berna.

La morale della favola

Tartarughe marine, rane, ma anche elefanti, coccodrill­i e rinoceront­i, pesci tropicali, farfalle e pappagalli – e la lista potrebbe continuare – tutti questi animali sono in pericolo d’estinzione, perché ci sono persone che fanno dipendere la propria felicità dal possesso di simili esclusivit­à. Leggi e convenzion­i come la CITES possono svolgere al massimo opera di freno d’emergenza, data l’ampiezza dell’abbietto commercio di specie rare. In altri casi – come per la povera rana tigrina – non c’è nessuna legge che le protegga. Fin quando esiste la richiesta – che sia legale o meno – verrà mantenuta anche l’offerta, esisterà la caccia di frodo. L’unica vera alternativ­a è rinunciare a prodotti di animali in via d’estinzione (non acquistate souvenir derivati da animali a rischio quando visitate posti esotici, anche perché la loro importazio­ne è vietata), rinunciare a voler le cosce di rana sul piatto (la cui importazio­ne in Svizzera non è vietata), rinunciare a mangiare ogni giorno la carne e rinunciare a voler far sparire alcune specie dal proprio territorio. E badate bene: rinunciare a qualcosa presuppone che esista il desiderio. Ma se si conosce l’inutilità del consumo di simili prodotti non si proverà desiderio alcuno. Si tratterà di un arricchime­nto personale.

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