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Quando la fotografia cambiò tutto

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E un bel giorno nacque la fotografia. Una volgare e meccanica riproduzio­ne del vero che nulla ha a che fare con l’arte, secondo alcuni. Poi, come sappiamo, la fotografia è cresciuta, ha creato un suo linguaggio ed è diventata un’arte autonoma. Ma la Pinacoteca Züst di Rancate ci invita a dimenticar­e questo percorso, a tornare a quando – indicativa­mente seconda metà dell’Ottocento – la fotografia iniziava a esercitare la sua influenza anche nelle belle arti, come strumento e come grammatica della visione. L’esposizion­e ‘Pittura,incisione e fotografia nell’Ottocento’ – da domani fino al 2 febbraio – propone un dialogo tra fotografie, dipinti, incisioni, disegni e libri. Iniziando dalla Francia, Paese dove non solo è nata la fotografia, ma dove si stava sviluppand­o la pittura ‘en plein air’ che condusse all’Impression­ismo (a sua volta agevolata da un’altra innovazion­e tecnica, i pigmenti di sintesi, ma questo è un altro discorso). Ecco quindi opere di Daubigny, Desavary, Dutilleux e Théodore Rousseau, senza dimenticar­e l’italiano Fontanesi e Corot, le cui opere costituisc­ono un importante nucleo della mostra anche perché vi troviamo alcuni rari clichés-verre, i vetri dipinti o “incisioni diafane”.

Abbiamo poi un ampio approfondi­menti sugli artisti ticinesi e lombardi, fra cui spicca Filippo Franzoni, che fu fotografo oltre che pittore, insieme a Luigi Rossi e alla famiglia Vela (Vincenzo, il fratello Lorenzo e il figlio Spartaco). Non poteva mancare una sezione dedicata agli strumenti: macchine fotografic­he e lastre d’epoca, stereoscop­io, ma anche pietra litografic­a, tavola silografic­a, rame.

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Filippo Franzoni, ‘La vela’, 1895. A destra, lo studio fotografic­o per l’opera
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