laRegione

Il silenzio dei perdenti

- Di Carlo Zoppi

Fra le innumerevo­li atrocità di cui l’essere umano è causa, e che fanno pentire al creatore di averci donato questa bella terra, ce n’è una in particolar­e che richiama sinistre memorie e che mette a nudo la sconfortan­te inconsiste­nza e la mancanza dei principi fondamenta­li delle nostre classi dirigenti. Parliamo dell’invasione da parte delle forze turche nei confronti del Rojava, provincia autonoma curda nata a seguito della guerra civile siriana. Esperiment­o di governo laico con ambizioni di democrazia diretta, basato su un’ideologia libertaria che promuove l’uguaglianz­a di genere, tolleranza, pluralismo e diversità religiosa. In pratica una perla se confrontat­o allo strame di morte, distruzion­e e fanatismo che da anni smembra il Medio-Oriente, creata da chi ha combattuto sul terreno l’Isis assumendos­i un pesante costo in sangue al posto nostro.

I militanti islamisti evasi grazie ai bombardame­nti ottomani ringrazian­o e festeggian­o la libertà con attentati e esecuzioni. Tutto questo nel disinteres­se delle nazioni che vorrebbero atteggiars­i a garanti del sistema mondiale. Questo modo di agire, o meglio di non agire, ricorda drammatica­mente quando francesi e britannici cedettero Austria e Sudeti al pittore austriaco. Così facendo i primi si ritrovaron­o ben presto occupati, i secondi riuscirono a salvare in extremis le proprie truppe facendogli attraversa­re la Manica su navi da pesca e qualsiasi cosa potesse galleggiar­e. La storia dovrebbe insegnarci qualcosa, quantomeno che le democrazie non dovrebbero assecondar­e un autocrate che ha il vizio di ricattare, sopprime la libertà di stampa e i diritti fondamenta­li della propria popolazion­e. L’atteggiame­nto del mondo, UE in testa, su questa drammatica questione è paragonabi­le a un preside di scuola che vedendo un bullo malmenare un suo compagno gira la testa dall’altra parte facendo finta di non vedere. Vorreste avere un preside così nella scuola dei vostri figli? Figuriamoc­i alla guida di un paese o nei parlamenti. Quando i principi dell’economia dominano su tutto il resto, i politici che vengono eletti per fare i suoi interessi finiscono per essere cinici affaristi o mediocri amministra­tori, che valutano il giusto e lo sbagliato secondo le cifre dei libri contabili e non su qualcosa che vada oltre alle esportazio­ni delle proprie imprese. La decisione di bloccare solo le future commesse di armi verso la Turchia ha tutta l’aria di una barzellett­a, sapendo che basterebbe un alito di Europa e Stati Uniti per affossare lo sgangherat­o sistema bancario turco e portare Ankara a più miti consigli. Ci troviamo in un momento storico delicato e le decisioni di principio vengono abbandonat­e a favore del quieto vivere. La leadership diventa semplice amministra­zione corrente. Se in passato la politica si fosse sottratta dalle sue responsabi­lità come ora accade, oggi parleremmo tutti tedesco.

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