È morto Guido Locarnini. Morresi: ‘Un direttore innovativo’
È morto ieri all’età di cento anni Guido Locarnini, direttore del ‘Corriere del Ticino’ tra il 1969 e il 1982. Prima di assumerne la direzione, succedendo a Giovanni Regazzoni, tra il 1950 e il 1959 è stato responsabile della redazione di lingua italiana della Corrispondenza politica svizzera. «Ci siamo dati sempre del lei», spiega Enrico Morresi, uno dei cosiddetti ‘Locarnini boys’, il braccio destro in quanto ai tempi caporedattore, da noi raggiunto. Un direttore «molto formale, ma la fiducia che ci concedeva era totale. Arrivava persino a consigliare ‘Signor Morresi,
i suoi articoli ci guadagnerebbero se lei fosse d’accordo di tagliare sempre l’ultima frase’. Ma se non la tagliavo, la lasciava dentro». Al netto dei ricordi personali, continua Morresi, «portò nel giornalismo ticinese il vento di un rinnovamento profondo. Non solo nella tecnica, dove in questo il Cdt è stato preceduto dal ‘Giornale del popolo’ di Don Leber, ma soprattutto nel modo aperto di giudicare la realtà, anche politica. Aveva fiducia nella socialdemocrazia superando di slancio i pregiudizi che l’ambiente luganese nutriva per ‘i rossi’». Sì, ma oltre la socialdemocrazia non andò mai. Un conto era il Pst, un altro conto il Psa. «È vero! Locarnini provava molta simpatia per la carica di rinnovamento che i giovani Pst dimostravano nei primi anni Sessanta. Intendo Carobbio, ma soprattutto Martinelli, che stimava molto». Eppure, «la svolta radicale che quei socialisti operarono nel 1968, con appunto la fondazione del Psa e la retorica con cui la accompagnavano, lo deluse moltissimo, scrisse cose anche esagerate, come se i soviet fossero vicini o quasi». Un aneddoto esauriente «è uno di cui la redazione fu informata solo giorni dopo», e Morresi lo racconta: «Era venuta in Svizzera una delegazione di svizzeri del Cile, che avevano salutato con favore il golpe di Pinochet contro Salvador Allende. Dicevano che nel nostro Paese non si capiva come gli interessi degli svizzeri in Cile li facesse Pinochet, non Allende». E la risposta di Locarnini? «Gli disse: il punto è che noi abbiamo un’altra idea della democrazia. E l’incontro si chiuse lì». Questo il Locarnini direttore, «un innovatore, dinamico, che permise al Cdt di superare il Gdp». Ma degli ultimi anni, cosa ricorda Morresi? «Io e pochi altri andavamo a trovarlo con regolarità in tutti questi anni. Dico francamente che mi dispiace non abbia più scritto niente, o pochissimo se non ricordo male». Perché «quelli che ti succedono ai posti di comando, è naturale, a poco a poco non si ricordano più di te». E su questo Morresi tiene il punto: «A me piacciono i pensionati che non disarmano. Ho pensato la stessa cosa anche, per esempio, di Bixio Candolfi, del quale giustamente ci si ricorda oggi. Forse avevano paura di ‘rompere le scatole’, non lo so. Ma è una scelta che va rispettata».