Et surtout n’oublie pas Alain Juppé
Parigi – Non dimenticarti di Juppé. Qualcuno lo avrà pur detto a Emmanuel Macron, “tranquillo e determinato” davanti all’imponente sciopero di ieri. Era il 1995 e il primo ministro in carica Alain Juppé, gollista, fu travolto da tre settimane di paralisi dei trasporti e dei servizi, con manifestazioni quotidiane, indette dai sindacati contro il suo progetto di riformare assistenza sociale e pensioni.
C’è una differenza sostanziale, tuttavia, rispetto agli eventi di ventiquattro anni fa: la sconfitta portò il nome di Juppé, “sacrificato” da Jacques Chirac, da cinque mesi presidente della repubblica. Chirac, succeduto a Mitterrand, aveva scelto come primo ministro il suo pupillo, il preparatissimo Alain Juppé. E fu lui a essere immolato.
La riforma annunciata dal primo ministro contemplava l’aumento del periodo di contribuzione per gli statali da 37,5 a 40 anni, che avrebbe equiparato il pubblico al privato; la revisione degli assegni familiari; l’aumento dei costi della sanità e il calo dei rimborsi per i farmaci.
Gli scioperi cominciarono il 24 novembre, una decina di giorni dopo l’annuncio della riforma. Juppé ribadì a più riprese che non si sarebbe fermato, i sindacati ressero la sfida. Tre settimane di blocco della metropolitana, dei treni, degli aeroporti, dei camion con le forniture di carburante, delle scuole, più sei grandi manifestazioni lo costrinsero infine a cedere.
L’11 dicembre Juppé annunciò che il governo rinunciava all’aumento del periodo necessario di contributi per andare in pensione dei lavoratori di treni e metrò, ma il giorno dopo scesero di nuovo in piazza due milioni di persone. Tutto finì prima delle feste di Natale, con il sostanziale ritiro della riforma. La popolarità del governo scese a livelli bassissimi e un anno e mezzo dopo Chirac sciolse il Parlamento anticipando le elezioni. Vinsero i socialisti; Juppé si dimise e lasciò il posto a Lionel Jospin. A differenza di Chirac, Macron non ha voluto filtri tra sé e la piazza. Il rischio ora è tutto suo.