Se avanti così...
La recente notizia di sottoscrizione di un diritto di compera per il sedime della vecchia autorimessa e deposito della Lugano-Cadro-Dino a Viganello lascia sconcertati. Si tratta di un vecchio immobile di inizio ’900 armonico nelle forme e nell’inserimento degli spazi che purtroppo sembra avere i giorni contati, perché anch’esso caduto alla speculazione immobiliare. L’immobile non protetto a livello di piano regolatore è menzionato nell’inventario Isos (...)
(...) degli insediamenti svizzeri da proteggere e qualificato come degno di conservazione e mantenimento, ma la politica nulla ha fatto e nulla fa per proteggere i nostri beni e il paesaggio, malgrado gli edifici siano parte integrante del paesaggio.
L’Isos descrive proprio quell’immobile e l’annessa palazzina amministrativa dell’Arl “Per il volume, le forme e i dettagli particolarmente rappresentativi dell’edificazione di tipo industriale degli inizi del secolo XX, e per l’unicità del genere in quel contesto, si impone la rimessa per i mezzi delle Autolinee regionali luganesi (17.1.1). L’edificio ha una facciata con tre archi conclusa a falso frontone tratti tipici dell’architettura industriale dei primi decenni del secolo XX. La palazzina amministrativa dell’azienda (17.1.1) partecipa all’allineamento di villette sulla Via Lido che, insieme a Via delle Scuole rappresenta un importante asse che collega la riva alla crescita recente in piano.” (Isos Luganese insediamenti L-Z, pag. 316) classificandolo quindi nella categoria A che impone la “conservazione della sostanza” e l’obbligo di “prevedere misure di salvaguardia per gli edifici”.
La storia della Lugano-Cadro-Dino finisce in nulla per l’incapacità e mancata visione dei politici. Così i sedimi del tracciato sono stati ceduti invece di mantenerne un tracciato per mobilità lenta o di svago da Lugano a Sonvico che avrebbe un giorno magari potuto essere recuperato quale tratta per un metrò navetta, e così la vecchia rimessa vien ceduta alla speculazione edilizia sul cui sedime sorgerà l’ennesimo stabile anonimo in una Città e quartieri che ormai hanno perso l’anima.
Se queste sono le visioni di chi vorrebbe riqualificare Lugano e l’agglomerato Dio ce ne guardi.
Purtroppo il Municipio di Lugano è cieco, se non addirittura complice (Caprino docet). Il rispetto e la considerazione dell’Isos in Ticino sono inesistenti ed il Cantone, e per esso il Dipartimento del territorio in particolare, continua ad ignorarlo e nulla fa per cercare di imporne il rispetto pur essendo un inventario di diritto federale, ma continuiamo a rimanere un Cantone per volontà della politica che sta solo a guardare e nulla fa.
Non tanto poveri noi, ma povere le future generazioni alle quali più nulla resterà delle nostre radici e delle importanti tappe di sviluppo del Cantone, come appunto i residui delle ferrovie che furono i primi collegamenti. Allora si creavano i collegamenti, oggi anneghiamo nel traffico perché i mezzi pubblici non funzionano mancando collegamenti capillari. Basta un esempio per capire il rispetto del proprio passato. Si vada a Ponte Tresa Italia a vedere il riuscito recupero della vecchia struttura della Ponte Tresa-Luino costruita ancor prima della Lugano-CadroDino, nell’ambito del collegamento dei laghi con la Menaggio-Porlezza, la Navigazione sul Ceresio Ponte Tresa-Luino. Da noi invece: avanti con il cemento e la speculazione al posto di migliorare la qualità di vita. Se è vero che il popolo ha i governanti che si merita forse siamo noi gli imbecilli che li eleggiamo.
Ciò che più stupisce è però l’atteggiamento totalmente irriguardoso verso il territorio e il passato di un’azienda e della sua direzione e Consiglio di amministrazione che operano sul nostro territorio, luganese in particolare, e beneficia di contributi per i suoi mandati di prestazione con i soldi dei contribuenti e quindi senza alcun riguardo verso il territorio di cittadini che cofinanziano l’azienda favorendo la speculazione edilizia.