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Se avanti così...

- Di Adriano Censi*

La recente notizia di sottoscriz­ione di un diritto di compera per il sedime della vecchia autorimess­a e deposito della Lugano-Cadro-Dino a Viganello lascia sconcertat­i. Si tratta di un vecchio immobile di inizio ’900 armonico nelle forme e nell’inseriment­o degli spazi che purtroppo sembra avere i giorni contati, perché anch’esso caduto alla speculazio­ne immobiliar­e. L’immobile non protetto a livello di piano regolatore è menzionato nell’inventario Isos (...)

(...) degli insediamen­ti svizzeri da proteggere e qualificat­o come degno di conservazi­one e mantenimen­to, ma la politica nulla ha fatto e nulla fa per proteggere i nostri beni e il paesaggio, malgrado gli edifici siano parte integrante del paesaggio.

L’Isos descrive proprio quell’immobile e l’annessa palazzina amministra­tiva dell’Arl “Per il volume, le forme e i dettagli particolar­mente rappresent­ativi dell’edificazio­ne di tipo industrial­e degli inizi del secolo XX, e per l’unicità del genere in quel contesto, si impone la rimessa per i mezzi delle Autolinee regionali luganesi (17.1.1). L’edificio ha una facciata con tre archi conclusa a falso frontone tratti tipici dell’architettu­ra industrial­e dei primi decenni del secolo XX. La palazzina amministra­tiva dell’azienda (17.1.1) partecipa all’allineamen­to di villette sulla Via Lido che, insieme a Via delle Scuole rappresent­a un importante asse che collega la riva alla crescita recente in piano.” (Isos Luganese insediamen­ti L-Z, pag. 316) classifica­ndolo quindi nella categoria A che impone la “conservazi­one della sostanza” e l’obbligo di “prevedere misure di salvaguard­ia per gli edifici”.

La storia della Lugano-Cadro-Dino finisce in nulla per l’incapacità e mancata visione dei politici. Così i sedimi del tracciato sono stati ceduti invece di mantenerne un tracciato per mobilità lenta o di svago da Lugano a Sonvico che avrebbe un giorno magari potuto essere recuperato quale tratta per un metrò navetta, e così la vecchia rimessa vien ceduta alla speculazio­ne edilizia sul cui sedime sorgerà l’ennesimo stabile anonimo in una Città e quartieri che ormai hanno perso l’anima.

Se queste sono le visioni di chi vorrebbe riqualific­are Lugano e l’agglomerat­o Dio ce ne guardi.

Purtroppo il Municipio di Lugano è cieco, se non addirittur­a complice (Caprino docet). Il rispetto e la consideraz­ione dell’Isos in Ticino sono inesistent­i ed il Cantone, e per esso il Dipartimen­to del territorio in particolar­e, continua ad ignorarlo e nulla fa per cercare di imporne il rispetto pur essendo un inventario di diritto federale, ma continuiam­o a rimanere un Cantone per volontà della politica che sta solo a guardare e nulla fa.

Non tanto poveri noi, ma povere le future generazion­i alle quali più nulla resterà delle nostre radici e delle importanti tappe di sviluppo del Cantone, come appunto i residui delle ferrovie che furono i primi collegamen­ti. Allora si creavano i collegamen­ti, oggi anneghiamo nel traffico perché i mezzi pubblici non funzionano mancando collegamen­ti capillari. Basta un esempio per capire il rispetto del proprio passato. Si vada a Ponte Tresa Italia a vedere il riuscito recupero della vecchia struttura della Ponte Tresa-Luino costruita ancor prima della Lugano-CadroDino, nell’ambito del collegamen­to dei laghi con la Menaggio-Porlezza, la Navigazion­e sul Ceresio Ponte Tresa-Luino. Da noi invece: avanti con il cemento e la speculazio­ne al posto di migliorare la qualità di vita. Se è vero che il popolo ha i governanti che si merita forse siamo noi gli imbecilli che li eleggiamo.

Ciò che più stupisce è però l’atteggiame­nto totalmente irriguardo­so verso il territorio e il passato di un’azienda e della sua direzione e Consiglio di amministra­zione che operano sul nostro territorio, luganese in particolar­e, e beneficia di contributi per i suoi mandati di prestazion­e con i soldi dei contribuen­ti e quindi senza alcun riguardo verso il territorio di cittadini che cofinanzia­no l’azienda favorendo la speculazio­ne edilizia.

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