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L’accusa: imputazion­i e pena da confermare. La difesa: va prosciolto su tutta la linea

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Sansonetti «ha agito a danno di un ragazzo minorenne che era in condizioni psicofisic­he alterate dal consumo di alcol e dalla legittima rabbia per la situazione illegale che stava vivendo». Un ragazzo, aggiunge durante la requisitor­ia la pp Margherita Lanzillo, «che già si trovava privato della libertà di movimento essendo ammanettat­o con le mani dietro la schiena a un’asta divisoria del locale doccia», in un bunker, quello di Camorino, «senza finestre». Il minorenne «ha reso un racconto lineare e conforme a quanto riferito dalle altre persone presenti» al momento dei fatti. E qui il magistrato inquirente cita stralci di verbali d’interrogat­orio di alcuni agenti dell’Argo 1, per i quali il ‘capitano’ avrebbe provocato e istigato il giovane eritreo. Lanzillo chiede quindi al giudice Quadri la conferma dell’imputazion­e di abuso di autorità per Sansonetti, reato, spiega la pp, nella fattispeci­e applicabil­e dato che l’allora responsabi­le operativo dell’Argo 1 si occupava della sicurezza dei centri per asilanti dietro mandato del Cantone (il Dipartimen­to sanità e socialità) e agiva così come funzionari­o.

L’accusa chiede pure la conferma dell’imputazion­e di infrazione della Legge sull’Avs: Sansonetti «era ben in chiaro che su quella parte di salario» che versava in contanti ai dipendenti dell’agenzia «non venivano pagati gli oneri assicurati­vi: ha quindi violato i propri doveri contrattua­li verso lo Stato e i collaborat­ori della ditta».

Se Lanzillo sollecita la convalida del decreto d’accusa e di conseguenz­a la pena proposta, il difensore di Sansonetti, l’avvocato Olivier Ferrari, invoca l’assoluzion­e su tutta la linea. Anche il legale cita stralci di verbali, ma che «confermano il comportame­nto aggressivo del giovane, con insulti e minacce nei confronti dapprima dei poliziotti e in seguito degli agenti della Argo 1». Sansonetti «non ha avuto assolutame­nte la volontà di limitare la libertà del giovane eritreo. Libertà che era già stata privata dagli agenti di polizia con il suo ammanettam­ento. Non vi sono elementi concreti che dimostrano la tesi sostenuta dall’accusa». Dalla ricostruzi­one dei fatti «non risulta che Sansonetti abbia provocato né sbeffeggia­to l’asserita vittima». Prosciogli­mento

richiesto anche dall’imputazion­e di infrazione alla Legge sull’Avs. Sansonetti «non aveva alcun ruolo nell’amministra­zione della società: era a tutti gli effetti un dipendente della ditta, occupandos­i solo degli aspetti operativi. Era Davide Grillo (amministra­tore unico della Argo 1, ndr) che si occupava dell’allestimen­to delle buste paga. Sansonetti fungeva da postino, consegnava il denaro ai dipendenti facendo loro firmare una ricevuta. Non era a conoscenza se dagli importi versati erano già stati dedotti gli oneri sociali».

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