‘Autocritica sì, ma collettiva’
Il presidente del Ppd Fiorenzo Dadò è tornato sulla sconfitta agli Stati di Filippo Lombardi
Il comitato cantonale è stato anche l’occasione per una analisi sul voto delle federali
Non era certamente affollata la sala ieri sera a S. Antonino al comitato del Partito popolare democratico (Ppd), il primo dopo le elezioni federali che hanno visto perdere il seggio al Consiglio degli Stati di Filippo Lombardi. L’obiettivo dichiarato con la congiunzione con il Plr e i Verdi liberali era quello di mantenere i rispettivi seggi al Nazionale e quelli agli Stati con il ticket Lombardi-Merlini. Obiettivo, quest’ultimo, fallito per soli 46 voti. «Non ho nulla da rimproverare alla dirigenza di Plr e Verdi liberali, con i quali abbiamo collaborato in modo costruttivo fin dall’inizio», ha affermato Fiorenzo Dadò, presidente del Ppd analizzando i risultati elettorali. «L’obiettivo, peraltro raggiunto, era quello di conservare i nostri due seggi al Consiglio nazionale dall’attacco proveniente sia da destra che da sinistra, i quali non si sono fatti grandi patemi d’animo nel fare congiunzioni a geometria variabile, pure di raggiungere il loro obiettivo», ha continuato Dadò che ha individuato nel ticket Lombardi-Merlini il tallone di Achille della ‘collaborazione’ con il Plr. «Purtroppo, e bisogna ammetterlo, la nostra eccessiva promozione di un ticket definito di ‘Centro’ quando la stessa definizione di centro non ha più alcun vero significato per molti cittadini, quale contropartita alla congiunzione, non solo non ha sortito l’esito sperato, ma è stata probabilmente controproducente», ha ammesso. «Forse anche per la mancanza di attrattività e di identità che riveste oggi questo concetto nell’opinione pubblica, il ticket non solo non è decollato, ma ha finito per nuocere al senatore Lombardi, che non è più stato sostenuto in modo deciso da tutto il suo abituale elettorato», ha precisato ancora sottolineando come il Ppd, «pur essendo il partito di governo che sia in Ticino che a livello nazionale ha perso meno di tutti, per soli 186 voti su 180mila votanti – tra Friburgo e Ticino – oggi non è più tra i grandi vincitori». Da qui il richiamo – dopo aver ringraziato Filippo Lombardi (presente in sala e salutato dai presenti con un caloroso applauso, ndr) – ai popolari democratici a rispolverare «il proprio forte spirito aggregativo di un tempo ridando fuoco alla benzina della passione politica».
Il vicepresidente Marco Passalia ha poi passato in disamina i risultati elettorali, noti da più di due mesi, nei vari distretti. Dalla sala si sono levate un paio di voci critiche sull’esito del turno di ballottaggio di novembre. Christian Barelli, segretario comunale a Savosa, che ha invitato l’Ufficio presidenziale a fare autocritica e Filippo Martinoli che a nome del circolo Ppd di Vezia ha chiesto più dialogo e vicinanza tra presidenza e sezioni anche in vista delle Comunali 2020. Anche Franco Ghezzi, municipale a Cureglia, ha invitato il vertice attuale a essere più presente senza «colpevolizzare i militanti».
«L’autocritica è doverosa, ma deve essere collettiva. Non ci abbiamo creduto fino in fondo e non ci siamo dati da fare in modo deciso», ha replicato Fiorenzo
Dadò che ha ricordato come da ormai tre decenni il Ppd sta perdendo consensi. «Il nostro partito, se non vuole sparire e anzi tornare a crescere, deve trovare altri stimoli e anche la capacità di fare proposte chiare e comprensibili da parte degli elettori». Da sottolineare anche l’intervento di Fabio Bacchetta-Cattori: «Il nostro leader è Papa Francesco, ricordiamocelo». Infine lo stesso Lombardi ha preso la parola ringraziando per il sostegno ricevuto.