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Da deposito a… deposito

Autorimess­a Arl, la proposta di Michele Amadò: ‘Facciamone un magazzino di opere d’arte’ ‘C’è grande necessità di questi spazi – sottolinea il presidente della commission­e di quartiere di Viganello –, non sarebbe solo un luogo di stoccaggio, ma anche di f

- Di Dino Stevanovic

Da deposito di autobus a... sempre deposito, ma di opere d’arte. Per l’autorimess­a delle Autolinee regionali luganesi (Arl) Sa a Viganello, il Municipio di Lugano si è trovato sul tavolo una proposta «molto interessan­te, perché colmerebbe una necessità». A sostenerlo è Michele Amadò – presidente della commission­e di quartiere e della locale sezione liberalera­dicale –, che vede un futuro culturale per lo stabile.

Riassunto delle puntate precedenti: la società intende trasferire l’autorimess­a sul piano della Stampa e ha pertanto sottoscrit­to un diritto di compravend­ita con Artisa, che a sua volta ha inoltrato una domanda di costruzion­e per edificare sul sedime un palazzo con un centinaio di appartamen­ti a pigione moderata, un hotel a tre stelle, un bar/ristorante e non meglio precisati contenuti pubblici. Un’idea – quella di abbattere lo storico edificio che in passato ospitava la stazione della Ferrovia Lugano-Cadro-Dino per costruire un palazzo residenzia­le-alberghier­o – che non è piaciuta a molti. Commission­e di quartiere, Cittadini per il territorio, rappresent­anti di tutti i principali partiti politici: tante le voci critiche che si sono levate contro lo scenario. Fra queste, spicca quella della Società ticinese per l’arte e la natura (Stan), che ha inoltrato ricorso contro la domanda di costruzion­e. E consideran­do che l’ultima parola sulla questione spetterà in tutti i casi alla Città, che dovrà – se vorrà – rilasciare la licenza edilizia, proprio all’esecutivo sono arrivate nei giorni scorsi alcune proposte sul destino del sedime di proprietà delle Arl. Fra queste, quella di Amadò.

«Si tratta di uno stabile che ha un valore storico – sostiene –, proprio per questo è un’idea interessan­te, perché si tratterebb­e di un progetto conservati­vo. I contenuti sarebbero nuovi e utili, mentre l’involucro non rimarrebbe tale ma sarebbe esso stesso un patrimonio tutelato». Ricordiamo infatti che già oggi l’autorimess­a è iscritta nell’Inventario Isos dei beni svizzeri da tutelare, che tuttavia non impone vincoli protettivi. Uno stato di cose al quale due recenti atti parlamenta­ri Plr hanno chiesto di ovviare, proponendo al Municipio una cautelare per interrompe­re la procedura edilizia e salvare il bene.

Di Corato: ‘In città gli spazi conservati­vi non mancano, ma uno centralizz­ato non c’è’. E il Municipio incontrerà le Arl.

«C’è una carenza di depositi nel settore culturale e artistico luganese – valuta Amadò –. Ci sono più casi dove le collezioni sono state per anni in posti inadeguati». Ma non sarebbe solo una questione di spazi, ma anche di accessibil­ità. «Oggigiorno si fanno mostre e visite guidate dal valore didattico nei depositi, non sono più posti chiusi e inaccessib­ili. Non sono più solamente luoghi di conservazi­one, ma anche di fruizione, di ricerca e di rapporti con il pubblico». E anche in riferiment­o ai tragici fatti dell’antistante pensione La Santa di martedì sera (cfr. articolo sopra), il presidente ricorda che «il primo obiettivo della nostra commission­e è proprio quello di rivalutare e migliorare la qualità di vita nel quartiere. Smettendo di costruire altri edifici-dormitorio per esempio: ci sono già troppi appartamen­ti vuoti. Piuttosto, edificare e riqualific­are quel che è esistente in chiave pubblica. Migliorere­bbe anche la percezione della sicurezza nella zona». L’idea di Amadò è che un deposito di opere d’arte possa servire diversi istituti della galassia culturale cittadina: dal Masi al Musec, all’archivio storico. «E la vicinanza con Usi e Supsi è determinan­te: si creerebbe un punto nevralgico di sinergie ancor maggiori fra le realtà universita­rie, la Città e il Cantone». «Non entro nel merito della proposta – ci dice Luigi Maria Di Corato, da noi sollecitat­o sul tema –, bisognereb­be in ogni caso vagliare l’impatto tecnico e le necessità specifiche per un luogo del genere». In particolar­e, servirebbe­ro misure di sicurezza particolar­i e luoghi climatizza­ti (con temperatur­a di 20° e umidità al 50%). «In città esistono diversi depositi, però non ce n’è uno centralizz­ato – continua il direttore della Divisione cultura –.

Averlo sarebbe bello, avrebbe il vantaggio di creare delle economie di scala e notevoli risparmi. Ma dovrebbe essere organizzat­o in contesti idonei». E se per gli spazi conservati­vi margini di migliorame­nto ce ne sarebbero, «credo che con la riapertura di Palazzo Reali non ci manchino gli spazi espositivi».

La palla, in tutti i casi, passa al Municipio. Esecutivo che, secondo nostre informazio­ni, ha chiesto alle Arl Sa un incontro.

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TI-PRESS Un destino molto dibattuto

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