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Divertimen­to ‘on tour’

I corsi gestiti da Deborah Scanzio nei quali ci si può avvicinare al mondo di gobbe e salti anche a Bosco e Campo Blenio

- Di Sascha Cellina

Se i giovani sciatori non vanno al freestyle, è il freestyle ad andare da loro. È un po’ il concetto che sta alla base della decisione degli organizzat­ori dei Freestyle Camp di portarli appunto “on tour”, con l’ormai storica casa della disciplina a livello ticinese (e non solo) di Airolo che in questo inverno sarà affiancata dalle tappe di Bosco Gurin (dal 2 al 6 gennaio) e Campo Blenio (24-28 febbraio).

«Molte persone sono abituate ad andare a sciare in altre località e non per forza vogliono venire ad Airolo per provare il freestyle, per cui abbiamo pensato di portare la nostra disciplina in altre stazioni sciistiche – spiega Deborah Scanzio, ex atleta a livello internazio­nale nelle gobbe oggi responsabi­le dell’Eyfa (European Youth Freestyle Academy), “cellula” di TiSki che si occupa di promuovere il freestyle nel nostro cantone –. L’intenzione però è che non rimanga un evento estemporan­eo ma che poi in questi posti un partner – solitament­e la scuola di sci locale, alla quale trasmetter­emmo le nozioni di base – possa continuare a proporre il freestyle anche all’infuori dei nostri camp. Lo scopo finale è che i club tornino, come succedeva una volta, a proporre il freestyle tra le loro attività, con l’Eyfa che continuerà a organizzar­e eventi più mirati e specifici. Il freestyle non sarà mai uno sport di massa e per me è già un successo che i ragazzi dell’anno scorso sono rimasti tutti e che a loro se ne sono aggiunti altri, arrivando a formare un gruppo in seno all’Academy di circa 12 elementi. Andiamo anche nelle scuole a spiegare cosa facciamo ma dal punto di vista numerico finora ci ha portato poco, così abbiamo deciso di provare ad andare direttamen­te sul campo. Non è così evidente, ma il sostegno di TiSki e dello sponsor Aet e la disponibil­ità delle stazioni sciistiche ci permettono di ritagliarc­i il nostro spazio e preparare la pista, che poi chiediamo rimanga almeno per due settimane, in modo da poterla sfruttare anche dopo il corso».

Come spiega Debby, i camp sono «aperti a tutti, ma chiarament­e sono rivolti in particolar­e a chi è già interessat­o al freestyle, in quanto si scia anche in pista, aggiungend­o però un po’ di gobbe, qualche salto nello snowpark, un po’ di neve fresca a bordo pista e una parte di gioco con gli sci (ad esempio andare all’indietro). Ovviamente sempre tutto in sicurezza e sotto la supervisio­ne di istruttori qualificat­i. La difficoltà è sempre quella di far passare il messaggio – ai genitori in primis, ma anche a certi maestri di sci – che il freestyle non è pericoloso, non più degli altri sport invernali. Ci si può divertire molto senza alcun rischio».

Non mancherà nemmeno un minimo di competizio­ne... «Ogni camp si chiuderà con una giornata speciale alla quale potrà partecipar­e chiunque, anche chi non era presente nei giorni precedenti, e che vedrà una prima parte (la mattina) di introduzio­ne alle gobbe e nel pomeriggio una piccola gara denominata challenge, anche se l’obiettivo primario è creare un bell’ambiente per concludere al meglio la settimana».

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I camp offrono la possibilit­à di sperimenta­re una disciplina alternativ­a in tutta sicurezza

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